Non capita tutti i giorni che il Presidente degli Stati Uniti d’America si scomodi per presentare delle fotografie. Ma per lo spazio si può fare un’eccezione. Nella giornata di ieri la NASA, alla presenza di Joe Biden e della sua vice Kamala Harris, ha mostrato al mondo le prime 5 immagini giunte dal telescopio spaziale James Webb, il più potente mai mandato nello spazio, costruito assieme all’European Space Agency (ESA) e alla Canadian Space Agency (CSA). Un progetto ambizioso in cui anche l’Italia ha giocato un ruolo: alcune componenti essenziali per la messa a fuoco sono realizzate negli stabilimenti Leonardo di Campi Bisenzio a Firenze.

Le incredibili foto del telescopio spaziale James Webb presentate da Joe Biden

«Per noi è sempre difficile immaginare questo concetto, ma gli oggetti spaziali che vediamo in questo caso non ci appaiono come sono oggi, ma come erano un po’ di tempo fa». A parlare ai nostri microfoni è Matteo Miluzio, astrofisico dell’ESA impegnato nel progetto Euclid – un altro telescopio spaziale in fase di sviluppo – e divulgatore con la celebre pagina social Chi ha paura del buio. «L’universo è molto, molto grande. La cosa più veloce che esista nell’universo è la luce – ma anche lei, rapportata alla distanze cosmiche che deve percorrere, è incredibilmente lenta. Per darvi un’idea la stella più vicina a noi, Proxima Centauri, dista la bellezza di 40.000 miliardi di chilometri. La luce che produce ci mette oltre quattro anni ad arrivare a noi! Bene, le galassie fotografate da Webb sono tra le più lontane. Sono distanze persino difficili da capire. La luce che emettono ci impiega 13 miliardi di anni a raggiungerci. Questo significa che non stiamo vedendo quelle galassie oggi, ma quelle galassie 13 miliardi di anni fa – tanto ci ha messo la sua luce ad arrivare all’obiettivo del telescopio. E non abbiamo nessun modo di vedere come siano quei luoghi oggi, in tempo reale».

Cosa vediamo in queste foto, chiediamo. «La NASA ha mostrato un set di 5 immagini principali. Nella prima , la più importante, vediamo un minuscolo angolo di cielo che nascondeva centinaia di migliaia di galassie. Come spiegavamo prima, parliamo di galassie vecchie miliardi di anni. Di fatto possiamo vedere quegli oggetti cosmici agli albori dell’universo: questo ha un valore scientifico enorme. Le altre immagini, più scenografiche, ritraggono pezzi di spazio già tante volte fotografati, ma mai con questo livello di dettaglio. Ci sono ad esempio due nebulose: una esito della morte di una stella che ha disperso i suoi gas nello spazio, l’altra che consiste in un insieme enorme di gas nella quale nuove stelle si formano a ripetizione. Sono oggetti spettacolari, meravigliosi, ma con anche tanta scienza dentro!».

Come fu a suo tempo per il telescopio Hubble, lanciato nel 1990, Webb promette grandi passi avanti nel campo della ricerca spaziale. «Queste foto sono solo un antipasto. Webb cambierà completamente le nostre conoscenze del cosmo, le migliorerà in modo clamoroso, proprio perché mostra dettagli mai visti prima e che vanno oltre le più rosee aspettative degli scienziati. Con dati di questa qualità potremo studiare l’evoluzione delle galassia più distanti e le atmosfere di pianeti in orbita su stelle diverse dal sole – qualcosa di estremamente complesso, per cui serve una precisione incredibile. E poi tanti progetti nasceranno in corso d’opera: ancora non sappiamo tutte le implicazioni che questo strumento avrà nei prossimi decenni!».

ASCOLTA L’INTERVISTA A MATTEO MILUZIO:

Lorenzo Tecleme