Nel Paese in cui in Vaticano esercita ingerenze nell’approvazione del ddl Zan, c’è chi non si rassegna a vedere ostacolate tutte le istanze di civiltà, in particolare sui temi bioetici. Sul tema del fine vita, nello specifico, la politica è stata già ampiamente sollecitata dalle pronunce della magistratura, non ultima la Corte Costituzionale, e da leggi di iniziativa popolare, ma il Parlamento sembra fare orecchie da mercante. Per destarlo, ora arriva un’iniziativa referendaria, una raccolta firme per una consultazione che viene promossa in primis dall’associazione “Luca Coscioni”, appoggiata da diverse realtà.

Eutanasia legale, l’1 luglio comincia la raccolta di firme

Ufficialmente la raccolta di firme partirà domani, 1 luglio, e l’obiettivo minimo è quello di ogni referendum: 500mila firme da raccogliere entro fine settembre. Un emendamento approvato dalle Camere, però, ha già consentito di cominciare la raccolta, che in pochissimi giorni ha già superato le 16mila firme.
Il referendum sarà abrogativo e mira a cancellare alcune parti dell’articolo 579 del codice penale, che prevede pene da 6 a 15 anni di reclusione per il medico o chiunque aiuti a morire una persona consenziente.

Uno spiraglio è stato aperto dalla stessa Corte Costituzionale, con una sentenza che segue il caso di Marco Cappato, l’attivista che accompagnò Dj Fabo in Svizzera per accedere al suicidio assistito. Nella sentenza 242 del 2019, infatti, la Corte ha aperto alla possibilità del suicidio assistito, invitando il legislatore ad intervenire in materia e ponendo quattro condizioni per l’introduzione della possibilità, come la presenza di patologie irreversibili, per le quali i pazienti siano tenuti in vita da macchinari, la libera volontà della persone di porre fine alla propria esistenza perché contraddistinta da sofferenze fisiche o psicologiche, ma con dei limiti all’autodeterminazione.

«L’obiettivo delle 500mila firme, se continuiamo così, è raggiungibile – osserva ai nostri microfoni Feliciano Rossi, coordinatore per l’Emilia-Romagna del comitato promotore del referendum – La nostra proposta di legge del 2013 raggiunse 130mila firme e non è mai stata discussa dal Parlamento, dove a scadenza quasi semestrale c’è un’iniziativa parlamentare su tematiche che riguadano il fine vita. Su questi temi l’opinione pubblica, i cittadini siano più avanti rispetto ai partiti».
Rossi non teme nemmeno l’ingerenza vaticana perché, a differenza della democrazia rappresentativa, su quella diretta la Chiesa non ha potere di intervento e la sua presa sull’elettorato e la politica cattolici è inferiore rispetto al passato.
A Bologna da domani ci saranno banchetti per firmare tutti i giorni in via Rizzoli e nel week end ai Giardini Margherita.

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