Si pensava che il 2021 avrebbe garantito una svolta positiva contro il Covid, con l’aiuto dei vaccini, ma una serie di eventi hanno in realtà spinto il governo a prolungare lo stato di emergenza sanitaria. Lo si deve soprattutto all’arrivo della quarta ondata (ampiamente prevista) e della variante Omicron (la vera sorpresa che ha sparigliato le carte). Di conseguenza, insieme allo stato di emergenza sono state prolungate anche alcune misure ad esso correlate, come lo smart working, fino al 31 marzo 2022.

La proroga relativa allo smart working

Come anticipato poco sopra, lo smart working è stato prolungato fino al 31 marzo 2022, superando così la precedente scadenza collocata al 31 dicembre 2021. Si parla della modalità di lavoro agile in via semplificata, quindi senza un diretto accordo fra dipendente e datore di lavoro.

Il 7 dicembre è stato comunque firmato un nuovo protocollo relativo allo smart working, che introduce alcune novità di spessore, pur non modificando l’essenza della questione. Il nuovo protocollo, nella fattispecie, ha inserito alcuni elementi come la durata dell’accordo (a termine o indeterminato), l’esclusione di alcuni luoghi di lavoro, le tempistiche di riposo, il diritto alla disconnessione e altri fattori che conviene studiare analizzando i documenti ufficiali.

Uno degli elementi più importanti è il diritto alla disconnessione, che dà la possibilità al lavoratore di svincolarsi dal lavoro in determinate fasce orarie, garantite come riposo. In altre parole, al di là del Covid (che pure ha spinto ad un’accelerazione), il governo sta mettendo in pratica una serie di misure per definire con contorni sempre più precisi la modalità dello smart working.

Quanto costa lavorare da casa?

È chiaro che lo smart working da un lato introduce una serie di vantaggi notevoli, come la possibilità di lavorare da casa e di godersi la propria famiglia. Ma dall’altro presuppone anche un aumento dei costi, soprattutto per quel che riguarda i consumi di gas e di energia elettrica. Gli studi di settore hanno identificato un surplus di spese pari a 268 euro circa a nucleo familiare, che scatta laddove sono presenti lavoratori in smart working o ragazzi soggetti a didattica a distanza (DAD).

Dunque, il consiglio è di agire, valutando ad esempio alcune offerte in grado di far contenere i costi, sia per quel che riguarda la luce e il gas, sia per la connessione web indispensabile per compiere tutte le attività a distanza. In tal senso, si suggerisce di considerare contratti specifici come internet senza telefono fisso, che danno la possibilità di tagliare i costi sulla telefonia. Va poi aggiunto che i costi di queste utenze affrontati dagli smart workers cambiano in base alla definizione del nucleo familiare. Inoltre, non bisogna sottovalutare gli aumenti imposti dall’ARERA per il costo di luce e gas, che hanno aumentato ulteriormente il carico in bolletta.