Sono 16.500 i morti in eccesso in Europa dovuti al caldo estremo, stando a uno studio condotto dall’Imperial College di Londra e della London School of Hygiene & Tropical Medicine su 854 città del Vecchio continente, da giugno ad agosto 2025. I 75 decessi di Bologna impallidiscono di fronte ai 1156 di Milano, al primo posto con distacco, seguita da Roma al secondo posto con 835.

Tuttavia, questi numeri sono sottostimati: spesso il caldo non è registrato come causa di morte nei certificati, po biché molte delle vittime sono stroncate da patologie pregresse che, per via delle alte temperature, si aggravano in modo letale. Quindi, dei 24.400 decessi stimati per il caldo di quest’estate, ben 16.500 (68%) si sarebbero potuti evitare se non ci fossero state le ondate estreme di calore.

Come si legge nello studio, «anche pochi gradi di calore in più possono causare un’impennata dei decessi quando le persone vulnerabili sono esposte a temperature superiori ai limiti a cui sono abituate. Le città analizzate coprono circa il 30% della popolazione europea, quindi i dati estratti sono solo un’istantanea del vero numero di morti legato al caldo di quest’estate».

Caldo estremo, «Italia più colpita a causa dell’urbanizzazione e dell’anzianità»

Francesco Romizi, responsabile relazioni esterne dell’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente, afferma che «Il riscaldamento globale sta già avendo un impatto diretto e devastante sulla salute pubblica. In Italia soprattutto sussiste un quadro allarmante dato dai 4.500 decessi legati al caldo, che è quello più altro tra i paesi europei».

Le ragioni dietro questo triste primato, spiega Romizi, sono date dal fatto che «l’Italia soffre di un’espansione urbanistica selvaggia e poco attenta alla preservazione del verde e presenta una popolazione anziana. Le grandi città come Milano, Roma, Torino e Napoli presentano un elevato effetto “isola di calore urbano” che aumenta le temperature e mette a rischio i soggetti fragili al loro interno».

«Si tratta – continua Romizi – di una combinazione di fattori demografici, urbanistici e climatici, cioè tutto quello che l’inquinamento porta con sé. La prima scelta politica, europea e nazionale deve essere quella di ridurre limitare le emissioni, ma serve anche, a livello locale, avviare veri piani di riconversione ecologica delle nostre città

Bologna in prima linea per combattere il caldo estremo, a breve e lungo termine

Il sindaco Matteo Lepore ha affermato che «Bologna ha già messo in campo piani di mitigazione e di adattamento climatico, con interventi sulla riduzione delle emissioni che surriscaldano l’atmosfera, sul verde urbano, sulle reti idriche, rifugi climatici e sostegno alle fasce più fragili della popolazione».
Esempi di misure a breve termine sono la mappatura dei rifugi climatici (biblioteche, musei, chiese), mentre sono in programma installazioni di 12 distributori d’acqua e di 100 alberi per garantire più ombra urbana.

Romizi dice che: «Tutti gli interventi nel breve termine sono utili, efficaci e necessari, soprattutto se consideriamo i mezzi e le possibilità di un’amministrazione comunale come quella di Bologna. Tuttavia, ciò ha senso solo se vengono inserite in piano d’intervento nazionale condiviso, altrimenti servono a poco, perché sebbene diano un contributo importante non risolvono il problema alla radice».

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