Domenica 13 maggio arriva la nona edizione di Bike Pride: la parata di ciclisti bolognesi di tutte le età in sostegno della mobilità sostenibile. “Ciclisti selvaggi” è il tema di quest’anno: un’ulteriore critica alla giunta comunale. Partenza e ritorno in Montagnola. I ciclisti contrari all’ingresso dei taxi in centro nei Tdays, nemmeno la notte.

Una delle urgenze che il mondo oggi ha il dovere di affrontare è la questione ambientale. Ridurre l’inquinamento è una missione che ad ogni livello, dall’industria alle città, richiede che provvedimenti concreti siano presi. Il primo atto, quello più vicino ai cittadini, è sostenere e promuovere la mobilità sostenibile nelle aree urbane. Il Bologna Bike Pride, la cui 9° edizione avrà luogo domenica 13 maggio, ha assunto da nove anni proprio questo ruolo, con un’iniziativa che dal basso vuole rafforzare la cultura della mobilità sostenibile ed in particolare della bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano.

Si tratta di una passeggiata in bicicletta di 10 km. Dal parco della Montagnola, messo a disposizione dall’Arci Bologna, al Pilastro e poi di ritorno nel centro città passando per la Cirenaica e via Massarenti. Uno dei fini è dimostrare che “Bologna è una città che in bicicletta si gira con una facilità incredibile”, secondo le parole di Vito Bernardo, portavoce dell’associazione L’Altra Babele, uno dei partner aderenti all’iniziativa. In testa alla parata, ci saranno i piccoli ciclisti di Bimbimbici, simbolo della volontà degli organizzatori di rendere questa manifestazione un momento di educazione al benessere ed a comportamenti che contrastino l’inquinamento.

Il tema scelto per animare il Bike Pride di quest’anno è “ciclisti selvaggi”. Il chiaro sapore ironico del titolo trae spunto dall’aggettivo con cui il sindaco Virginio Merola ha qualificato i ciclisti, quando nei mesi invernali ha promosso la campagna ‘Risveglio Civico’. “I comportamenti negativi vanno sanzionati ed evitati, ma non è parlando generalmente di ciclisti selvaggi che si risolve questo – dice Simona Larghetti, presidente della consulta comunale della bicicletta – noi ci vogliamo scherzare su e ci travestiremo da selvaggi, ma è un modo per dire che lo siamo un giorno all’anno. Negli altri mesi siamo cittadini che rispettano lo spazio pubblico e soprattutto l’ambiente”.

Agli occhi dei volontari del Bike Pride, inoltre, l’amministrazione comunale non ha manifestato nessuna chiara volontà di percorrere la direzione della mobilità sostenibile. Le iniziative si fermano alla teoria, perché poi “vediamo preferenziali dimezzate, situazioni di caos causate, ad esempio, dalla sosta abusiva di auto nel centro storico, e l’interventi sono molto scarsi – continua Larghetti – sembra che ci sia una mancanza di coraggio a prendere delle decisioni”. Un atteggiamento che poi si ripercuote sulla cittadinanza, se si considera che l’uso della bicicletta, sebbene in crescita, viene così scoraggiato e non è garantita la sicurezza di chi invece la usa per recarsi sul posto di lavoro.

Le critiche avanzate dai ciclisti alla giunta comunale in merito al problema della mobilità a Bologna si affiancano a quelle dei tassisti, che proprio ieri hanno scioperato con un corteo di taxi, parcheggiati infine in piazza Maggiore, sotto Palazzo d’Accursio. E sebbene il problema è evidente ad entrambe le categorie, la richiesta dei tassisti di poter circolare la notte tra sabato e domenica nelle zone chiuse al traffico durante i T-days, motivata dalla necessità di rendere più efficiente il loro servizio proprio quando più richiesto, non convince i ciclisti. “Qualunque incentivo di utilizzo di mezzi nell’unica zona pedonale a Bologna, che abbiamo solo due giorni a settimana, non è una cosa positiva – afferma Larghetti – All’oggi vediamo che le deroghe provocano delle feritoie da cui poi seguono altre abitudini: compromettere quella che è già una magra zona pedonale porterebbe poi ad altre eccezioni fino a perdere i T-days”.

Marta Campa

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