Secondo The Guardian e altre testate, Amazon, il colosso dell’e-commerce di proprietà di Jeff Bezos, si starebbe apprestando alla seconda ondata di licenziamenti di massa, quella più grande della sua storia.
Sono 30mila, secondo le fonti, le persone che perderebbero il lavoro, in parte per rispondere alla contrazione degli affari negli ultimi tempi, in parte per dare seguito al proposito di sostituire la forza lavoro umana attraverso un’automazione guidata dall’intelligenza artificiale.

Amazon e i licenziamenti di 30mila lavoratori per sostituirli con l’intelligenza artificiale

«La notizia dei licenziamenti non è ancora confermata dall’amministratore delegato di Amazon – precisa ai nostri microfoni Giacomo Marchetti, giornalista di Contropiano – ma riguarderebbe bel il 10% dell’intera forza lavoro della società. A questo punto si genererebbe un paradosso, che paradosso non è, che a fine anno verrebbero assunti 250mila stagionali», in particolare per far fronte all’aumento dei volumi che contraddistinguono il periodo natalizio.
In ogni caso per Marchetti si fa strada quello che ormai viene definito il “modello Amazon” «per cui i lavoratori e le lavoratrici non hanno alcun diritto e l’azienda ha la libertà assoluta di assumere e licenziare».

Uno dei temi che emerge da questa vicenda, e che già era uno spauracchio da anni, è proprio quello dell’automazione, cioè della sostituzione della forza lavoro umana con i robot e l’intelligenza artificiale. Un processo che sta avanzando in diversi settori produttivi senza che finora sia stata adottata una qualche forma di redistribuzione della ricchezza.
Per restare negli Stati Uniti, oltre ad Amazon, che è una società al cui interno negli ultimi anni si è cercato di portare avanti una sindacalizzazione, il tema della sostituzione della forza lavoro con le nuove tecnologie, il cosiddetto “labour saving”, è stato al centro delle lotte anche di lavoratori portuali e sceneggiatori.

Il tema di un’automazione di sempre più settori produttivi non può essere scollegato dai rapporti di forza interni a una società. Se da un lato la prospettiva di “liberare l’uomo dal lavoro” è un’ambizione anche di alcune teorie politiche di sinistra, come quella accelerazionista, nell’epoca dei neoliberismo spinto ed egemone rischia di trasformarsi in una catastrofe economica e sociale per milioni di lavoratrici e lavoratori.
«Lo abbiamo visto già in Italia, dove sono state smantellate anche le pallide forme di sostegno al reddito per i working poors – sottolinea Marchetti – anche perché spesso parliamo di forme di lavoro che non permettono il riassorbimento in altri canali».

La cosiddetta piena automazione, quindi, dovrebbe essere preceduta da battaglie per forme di redistribuzione della ricchezza, come il reddito universale, e in questo senso saranno importanti le lotte che lavoratrici e lavoratori dei settori che già stanno subendo processi di automazione sapranno portare avanti.

ASCOLTA L’INTERVISTA A GIACOMO MARCHETTI: