«Nel 2025 gli affitti a Bologna sono arrivati a una media di 630 euro al mese, dunque studenti e lavoratori sono costretti a scontrarsi con una cifra che aumenta di anno in anno». Sono categoriche le parole di Arianna Castronovo, rappresentante del sindacato Sig – Studenti Indipendenti di Giurisprudenza dell’Università di Bologna riguardo le recenti classifiche sul prezzo degli appartamenti cittadini.

Affitti Bologna, per gli studenti fuorisede una stanza costa fino a 630 euro

La più ripresa è quella dell’Unione degli Universitari (Udu), che piazza Bologna al secondo posto (639 euro) tra le città più care d’Italia per media affitti, dietro solo a Milano (732 euro) e davanti a Firenze (606 euro) e Roma (575 euro). Anche Immobiliare.it conferma la tendenza al rincaro degli affitti bolognesi, aumentati del 5% rispetto all’anno scorso.
«Queste tendenze continuano a confermarsi nonostante le denunce da parte dei sindacati studenteschi e associazioni dei lavoratori. Il risultato è una città meno accessibile e meno rispondente al bisogno e al diritto di studio e del lavoro», sottolinea Castronovo.

Un elemento che peggiora la situazione è la presenza degli studentati privati a Bologna, bloccati dietro rette altissime, che però hanno usufruito molto di più dei fondi del Pnrr rispetto a strutture pubbliche. Castronovo ci racconta che tutto questo succede «perché la casa viene vista solo come un oggetto a scopo di lucro, come dimostra l’assenza di una politica nazionale che affronti alla radice la crisi abitativa, che noi chiediamo da tempo».
«L’edilizia privata – continua Castronovo – cambia le nostre città in negativo, per questo noi chiediamo una legge nazionale che escano dalle logiche di mercato per reggere uno standard necessario di accessibilità totale».

Mentre lo strumento del canone concordato, cioè un contratto calmierato il cui prezzo viene concordato tra Comune, proprietari e sindacati, ha preso piede in alcune città, ma non ha avuto l’effetto sperato a Bologna. Questo perché, secondo Castronovo, «manca una regolamentazione efficace degli affitti brevi a livello nazionale che metta al centro i bisogni degli studenti e dei lavoratori, che “riscopra” il canone concordato, e che valorizzi forme di contratto basati non sul guadagno ma sul diritto allo studio e al lavoro».

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