Ad aprile 2024, per dodici giorni gli studenti della Columbia University occupano il campus con le loro tende. La richiesta è molto chiara: fermare le collaborazioni commerciali e di ricerca con lo stato di Israele. Di fatti, nel consiglio di amministrazione dell’istituto siede anche un consigliere di Lockeed Martin, nota multinazionale produttrice di armi.
“Denuncia, disinvesti, non ci fermeremo, non ci calmeremo”, questo è lo slogan della generazione che si ispira a quella che nel 1968 si opponeva alla guerra in Vietnam. L’aula occupata allora si chiamava Hamilton Hall, oggi è intitolata alla stessa bambina protagonista di La voce di Hind Rajab di Kaouther Ben Hania.

La repressione si presenta sia nelle piazze, con lacrimogeni e proiettili di gomma, sia contro le figure di riferimento del movimento. Mahmoud Khalil, palestinese incaricato mediatore del movimento con l’università e inseguito arrestato dall’ICE (agenzia federale speciale sull’immigrazione); Grant Miner, rappresentante degli studenti lavoratori, espulso a causa del suo attivismo.

The Encampments, il film sulle proteste degli studenti della Columbia University contro il genocidio a Gaza

Proprio da questo periodo di mobilitazioni nasce The Encampments (“gli accampamenti”), il lungometraggio degli esordienti Kei Prikster e Micheal T Workman presentato all’ultima edizione del Torino Film Festiva. Invoca con il suo titolo un parallelismo stridente: le tende da campeggio montate sul prato delle università statunitensi, e le strutture provvisorie montate a Gaza. Il film ha il merito di raccontare il pacifismo di una generazione che si è mobilitata in molte università, e di ribadire, proprio da un centro di produzione culturale, la centralità dello studio, e il suo manifestarsi anche in dissenso critico.

Il film è arrivato in Italia grazie a Revolver Produzioni. Il co-fondatore Paolo Maria Spina racconta ai nostri microfoni come «siamo di fronte ad un risveglio delle coscienze che parte dalla tanto vituperata società statunitense, che noi europei tendiamo a considerare in maniera snobbistica. Anche perché, in realtà, molte informazioni su quella società qui non arrivano». Il film, già proiettato a Ferrara, a breve sarà anche a Bologna.

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