Chi arriva alla Rocca di San Leo (che è stata testimone secolare di eventi storici e naturali) non immagina che, dietro il silenzio delle mura, si è appena chiuso un cantiere complesso, durato quasi tre anni, per proteggere uno dei monumenti più simbolici della Romagna.

Infatti, oggi 9 ottobre 2025 si concludono ufficialmente i lavori di miglioramento sismico alla Rocca di San Leo, straordinario baluardo architettonico che domina la Valmarecchia. Un intervento da 500.000 euro, finanziato dal Ministero della Cultura e promosso dai Musei Nazionali di Bologna – Direzione Regionale Musei Nazionali Emilia-Romagna, con col chiaro obiettivo di mettere in sicurezza la fortezza senza intaccarne l’anima.

Un progetto di tre anni, che rappresenta l’inizio di una nuova fase

Avviato a fine 2022, il progetto è partito da una verifica della vulnerabilità sismica e da un’accurata relazione geologica. Poi sono arrivate le operazioni più delicate: rinforzo delle coperture del mastio e dei bastioni, consolidamento delle murature e dei cantonali della terza piazza d’Armi, messa in sicurezza dell’accesso alla cella di Cagliostro e a quella di Felice Orsini, fino all’inserimento di tiranti d’acciaio per prevenire il ribaltamento dei fronti, senza alterare le pavimentazioni storiche.

«Abbiamo scelto la via del minimo intervento utile» racconta l’ingegnere Giovanni Cangi, responsabile della progettazione e direzione lavori. «Significa conservare quanto più possibile, recuperando materiali esistenti e adottando soluzioni a bassa manutenzione. Nonostante la complessità logistica, la fortezza è rimasta in parte visitabile, a beneficio del pubblico.»

Un lavoro condotto in dialogo costante tra istituzioni, progettisti, personale museale e l’impresa C.E.S.A. di Città di Castello, che ha coordinato le fasi operative anche nelle condizioni più impegnative di accesso al sito.

Un restauro che è diventato anche una ricerca. Durante i lavori sono emersi nuovi elementi sulla storia architettonica del complesso, in particolare sull’intervento di Giuseppe Valadier, che nel 1786 — dopo un terremoto devastante — ripensò alcune parti della rocca, all’epoca carcere del celebre Conte Cagliostro.

Questo importante percorso di conservazione e di rilancio del monumento verrà raccontato in una conferenza pubblica giovedì 16 ottobre alle 17.00 nel Torrione Maggiore. La conferenza sarà aperta a tutta la cittadinanza e trasmetterà non solo il lavoro fatto, ma darà anche anticipazioni sugli step successivi. Infatti, come spiega Elena Rossoni, direttrice della Fortezza, «Questo intervento è solo l’inizio di una nuova fase. Nel 2026 arriveranno ulteriori miglioramenti impiantistici e un riallestimento degli spazi, realizzato in collaborazione con l’Università di Bologna – sede di Ravenna, per ridisegnare il modo in cui il museo comunica se stesso. Vogliamo che la Fortezza diventi sempre più un polo culturale e turistico di riferimento, a livello nazionale e internazionale.»

Oggi San Leo torna a raccontarsi da una prospettiva rinnovata: sicura, sostenibile, viva. E lo farà con una conferenza pubblica aperta alla cittadinanza, per condividere con il pubblico il percorso di conservazione e rilancio.

Il programma della conferenza – 16 ottobre, ore 17.00, Torrione Maggiore

Saluti istituzionali – Dott. Costantino D’Orazio (in collegamento), Direttore ad interim dei Musei Nazionali di Bologna – Direzione Regionale Musei Nazionali Emilia-Romagna. Dott.ssa Federica Gonzato, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Ing. Leonardo Bindi, Sindaco di San Leo

Interventi – Dott.ssa Elena Rossoni, Direttrice della Fortezza di San Leo, Ing. Giovanni Cangi, responsabile della progettazione e direzione lavori.

Per qualunque dettaglio rimandiamo al sito del Comune di San Leo.