Prima i lockdown, poi le restrizioni per l’accesso, poi ancora la quarta ondata della pandemia e ora, agli spazi di socialità e cultura come i circoli ricreativi, il caro-bollette potrebbe infliggere il colpo di grazia.
L’allarme arriva dall’Arci, che in questi giorni sta ricevendo bollette salatissime per i suoi circoli più grandi, al punto che una struttura storica come l’Arci San Lazzaro ha annunciato che fermerà le attività. Un problema, però, che non riguarda solo i circoli, ma anche strutture sportive, palestre, teatri, sale concerto e tutto ciò che riguarda la cultura e la socialità.

Caro-bollette: l’ennesima mannaia sugli spazi di socialità e cultura

«Siamo preoccupatissimi – afferma ai nostri microfoni Massimo Maisto, presidente dell’Arci Emilia-Romagna – Soprattutto i grandi spazi, che sono quelli che riescono a tenere aperto tante ore e accogliere le persone per fare socialità, stanno ricevendo delle bollette assolutamente non affrontabili».
Il tema che si pone, dunque, è duplice: da un lato come pagare i salatissimi conti, dall’altro che ne sarà di quei circoli, perché senza interventi significativi gli spazi di socialità e cultura rischiano di ricevere il colpo di grazia proprio dal caro bollette.

Il problema del caro-bollette investe tutta la società, dalle famiglie alle imprese, dai locali fino agli spazi che cercano di fare socialità, includendo anche le fasce più deboli della popolazione, senza fini di lucro.
La strategia del governo, presentata la settimana scorsa dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, è apparsa come improvvisata.
Sul versante economico, intanto, il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo Decreto Sostegni per i settori più in difficoltà. Uno stanziamento di 390 milioni di euro che dovrebbe alleviare la situazione drammatica di diversi settori, come turismo, discoteche, sport, cinema e spettacolo. Ma già le associazioni di categoria fanno sapere che le risorse saranno insufficienti per fronteggiare una congiuntura particolarmente sfavorevole, fatta di caro-bollette, contagi tra clienti e personale, restrizioni per l’accesso e calo del turismo.

«Al momento non è chiaro se avremo accesso a quelle risorse – osserva Maisto – Stiamo facendo un lavoro anche nazionale col Forum del Terzo Settore, però non sappiamo se, ad esempio, i live club rientreranno, perché tecnicamente sono aperti, ma la maggioranza di essi non sta facendo attività a causa delle restrizioni ora in vigore. Rischiamo, non avendoci chiusi, di rimanere comunque chiusi e di non riuscire ad avere i ristori».
In altre parole, se i provvedimenti del governo dovessero fermarsi a quanto già messo in campo, gli spazi di socialità e cultura rischiano seriamente di soccombere.

«Se chiudono degli spazi – continua il presidente regionale dell’Arci – una serie di persone, come gli anziani soli, rimangono in casa, ma si rischia anche una dinamica inflazionistica terribile, perché poi chi rimane aperto dovrà aumentare i costi, col rischio di avere costi non affrontabili per essere inclusivi, e rischiamo di ridurre le attività culturali e gratuite, che si finanziano con le entrate di bar ed attività commerciali».
Una spirale, insomma, che avrebbe un impatto sociale ed è per questo che Arci sferza anche stampa e politica, che sembrano distratte e disattente. «Speriamo che sia solo perché concentrate sull’elezione del presidente della Repubblica, ma che poi questi problemi vengano affrontati», conclude Maisto.

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