All’indomani della vittoria del socialista Zohran Mamdani alle elezioni comunali di New York, notizia che ha fatto clamore perché ha visto l’affermazione della componente più radicale dei Democratici statunitensi, in molti si interrogano sulle ragioni del successo, sulle strategie scelte per la campagna elettorale e sui contenuti del programma per la città.
Per comprendere il consenso che Mamdani ha ottenuto, però, è utile anche scattare una fotografia della New York contemporanea, in particolare per ciò che concerne i problemi del contesto cittadino, e come il candidato socialista abbia costruito una risposta.
Il racconto della situazione sociale a New York e di come è stata costruita una risposta dal socialista Mamdani
Ad aiutarci in questo compito è Sergio Grossi, un criminologo italiano che un anno e mezzo fa ha vinto un concorso per una cattedra alla City University of New York e, nei mesi scorsi, ha seguito da vicino la campagna dei DSA (Democratic Socialists of America).
«Una delle prime cose dure che si scoprono è che la maggior parte dei professori non vivono vicino al posto di lavoro – racconta Grossi – ma abitano a mezz’ora, un’ora o anche due ore da Manhattan». Ciò perché il prezzo delle case è spesso insostenibile anche per docenti universitari: si va dai 2000 dollari per alloggi piccolissimi a 1300 euro per stanze in appartamenti in condivisione.
Il tema abitativo, dunque, è un problema anche a New York, così come lo è diventato in moltissimi scenari globali. Il rincaro degli affitti, però, non è l’unico elemento di un costo della vita diventato insostenibile, perché riguarda anche i generi di consumo, cibo incluso.
A New York, però, il carovita ha prodotto una quantità ingente di homeless. Secondo la Coalition for Homeless, nell’agosto scorso, 103.391 persone dormivano ogni notte nei rifugi della città, altre migliaia dormivano senza riparo in spazi pubblici, e più di 200.000 persone dormivano temporaneamente nelle case di altri. «Pertanto – osserva l’organizzazione – si può stimare che oltre 350.000 persone fossero senza casa a New York nell’agosto 2025».
Pur essendo una città ricca, nel racconto del nostro connazionale la povertà è tangibile nelle strade della città e nelle metropolitane. Si tratta di masse di persone abbandonate a se stesse, molte con problemi mentali senza assistenza, la cui presenza ha contribuito a far crescere la percezione di insicurezza in città.
Problemi che, in scala minore, si vivono ormai in molti centri urbani, anche in Europa, ma la differenza sta nella risposta che si vuole dare al problema. «Nel febbraio scorso – racconta Grossi – con un gruppo di colleghi di criminologia critica, cioè persone che riflettono più sulle cause del crimine che sul crimine in se stesso, abbiamo avuto un incontro in un pub di Brooklyn con Zohran Mamdani, per discutere della questione della sicurezza pubblica, ma legata alla sicurezza economica».
È in quel momento che Mamdani ha avanzato la proposta di un dipartimento di sicurezza di comunità, allo scopo di ripensare la sicurezza della città in collegamento con la sicurezza economica, psicologica e sociale per tutti. «Nel programma di Mamdani ci sono varie proposte, anche piuttosto innovative, sulla creazione di servizi di comunità nei quartieri della città che hanno sofferto di più la violenza – spiega il criminologo – C’è la creazione di spazi per assistenti sociali e psicologi per supportare le persone che si trovano in difficoltà».
Il programma del sindaco socialista, dunque, inquadrava il problema della sicurezza nella cornice delle disuguaglianze, proponendo soluzioni sociali mentre tutti gli altri candidati fornivano la solita ricetta di una maggiore presenza di polizia.
Da quel momento Grossi ha seguito la campagna elettorale, raccontando come i socialisti statunitensi siano stati capaci di aggregare attorno a un problema comune a tante componenti diverse della popolazione newyorkese. «A fare i volantinaggi casa per casa c’erano più di 100mila volontari – osserva il criminologo italiano – Ed è stato davvero interessante vedere che, attorno alle questioni economiche, che preoccupavano tutti per la sostenibilità della vita in città, si è trovata una grande varietà di persone, anche di nazionalità e fedi diverse: dai musulmani agli ebrei, ai cristiani e ai cattolici».
Il tema aggregatore, che poi è quello che ha determinato il consenso e il successo di Mamdani, è stato quello delle condizioni materiali e del carovita che affliggeva tutti.
ASCOLTA L’INTERVISTA A SERGIO GROSSI:







