Danza come atto politico, gesto rivoluzionario, come rituale di condivisione e, insieme, danza di ridefinizione delle individualità, danza per ripensare il rapporto con il tempo, danza come contemplazione, attesa, movimento e stasi. Questa è la 27ma edizione di Danza Urbana, il primo Festival italiano dedicato al rapporto tra danza e spazi urbani. L’appuntamento è da martedì 5 a domenica 10 settembre a Bologna, con un calendario che vedrà esibirsi artisti e compagnie selezionati tra i protagonisti della nuova danza d’autore e della coreografia italiana ed internazionale, in differenti spazi della città.

«Saranno 14 le creazioni presentate in circa 10 luoghi della città, dal centro alle propaggini più estreme, fino ai colli. L’elemento conduttore dell’iniziativa sarà il rapporto che ogni creazione stabilisce con i luoghi, i contesti e gli abitanti di Bologna» racconta Massimo Carosi, presidente Danza Urbana.

I luoghi di Danza Urbana 2023

Ad inaugurare il Festival il 5 settembre è la performance itinerante Porpora che cammina, un percorso per 18 spettatori alla volta in cammino insieme a Porpora Marcasciano lungo un percorso di 14km, ideato e curato da DOM-. «Una creazione particolare, fuori formato, di oltre 10 chilometri e della durata di 5 ore, che ci permette di vivere e attraversare luoghi della città e scoprire una Bologna che non conosciamo, nuova e insolita» racconta Carosi.

Tra gli highlights della nuova edizione la prima nazionale dello spettacolo di Francesca Penzo con Mariagiulia Serantoni, performer e coreografa la cui ricerca da anni si incentra su tematiche legate al femminismo intersezionale e all’inclusione sociale (6 settembre, ore 21, DumBO); l’anteprima di Stuporosa del danzatore e coreografo Francesco Marilungo, che ricrea in scena l’ancestrale ritualità legata all’elaborazione collettiva del lutto, riflettendo su un presente di rimozione della morte e di atomizzazione che elimina la pratica della condivisione del dolor (8 settembre, ore 18 e 21, ex Chiesa di San Mattia); lo spettacolo Hello° del collettivo Kinkaleri, che mette al centro la fragilità del corpo e dell’esperienza umana (7 settembre, ore 21, ex Chiesa di San Mattia). 

A chiudere il Festival, domenica 10 settembre, la performance Body Farm della coreografa Premio Ubu Silvia Rampelli/Habillé d’Eau, che immerge il fruitore in un vero e proprio “luogo per la contemplazione”: un progetto a cui è dedicato anche un talk al MAMbo nella giornata di sabato 9.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MASSIMO CAROSI: