Attualmente in corso, abbiamo cercato di capire a che punto siano le trattative tra le centrali cooperative e i sindacati per il rinnovo del contratto collettivo nazionale della categoria.  L’auspicio, condiviso dalle parti, è che si possa chiudere il tutto entro la fine dell’anno. Benissimo, ma chiudere come?

I lavoratori si aspettano, ormai da troppo tempo, un aumento salariale che sia superiore al dato inflazionistico, l’abolizione dell’istituto delle “notti passive”, l’introduzione dei tempi di vestizione e via dicendo. In sostanza, si aspettano che il loro lavoro venga portato realmente a livelli di decenza. Perché noi lo vogliamo proprio ribadire: la cifra che guadagna un lavoratore della cooperazione sociale oggi è indecente, un autentico insulto alla sua professionalità e alla sua fatica. E gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: una fuga in massa da questo mestiere verso aree e ambiti contrattualmente più equi.

Abbiamo chiesto a Stefano Sabato, coordinatore nazionale per la cooperazione sociale Cgil, se queste attese hanno una qualche speranza di venir appagate o meno. Con lui abbiamo poi anche parlato dell’internalizzazione in ambito scolastico (che fine ha fatto il DDL 236?) e delle ricadute del Decreto Cutro sui lavoratori dell’accoglienza.

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