Il 15 febbraio 1999 a Nairobi, in Kenya, i servizi segreti turchi arrestarono Abdullah “Apo” Ocalan, leader del Pkk, il partito dei lavoratori curdi. Da quel momento Ocalan si trova recluso nell’isola-carcere di Imrali.
Dopo 23 anni di carcere, anche in Italia si torna a chiedere la liberazione di Ocalan. Domani, sabato 12 febbraio, si terranno due manifestazioni sul tema, una a Milano e una a Roma.
Oltre alla liberazione di Ocalan, le manifestazioni chiedono la rimozione del Pkk dall’elenco delle organizzazioni terroristiche.

Ocalan, le manifestazioni per la liberazione del padre del confederalismo democratico

A lanciare le iniziative di domani sono il Comitato “Il momento è arrivato; Liberta per Öcalan”, UIKI – Ufficio d’informazione del Kurdistan in Italia, Rete Kurdistan Italia e la Comunità curda in Italia.
A firmare l’appello per la liberazione di Ocalan anche personaggi noti, come Zerocalcare, che nella suo lavoro ha più volte sostenuto la lotta del popolo curdo e del modello di società sperimentato in Rojava e non solo.
Un modello, il confederalismo democratico, di cui Ocalan è proprio l’ispiratore. «È evidente a chiunque vada in Kurdistan quanto la figura di Ocalan venga riconosciuta e presa come guida – ha detto Zerocalcare in conferenza stampa – In Europa dovremmo riconoscere il ruolo e il motore democratico che il pensiero di Ocalan e lo stesso Pkk, che negli ultimi anni ha difeso le popolazioni siriane dagli attacchi dell’Isis».

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Oltre alla liberazione di Ocalan, infatti, le manifestazioni di domani avranno anche l’obiettivo di chiedere la rimozione del Pkk dalla lista delle organizzazioni terroristiche. «Su questo versante ci sono già due giudizi di altrettanti tribunali internazionali – spiega Simonetta Crisci, avvocata ed esponente della Rete Kurdistan Italia – Uno è quello del tribunale del Lussemburgo, che ha stabilito che il Pkk è stato inserito in modo erroneo nella lista perlomeno dal 2013. La sentenza è stata poi impugnata dall’Ue ed è stata in parte cancellata».
La seconda sentenza arriva invece dalla Corte Suprema del Belgio, che sostiene che il Pkk non sia un’organizzazione terroristica, ma parte di un conflitto interno allo Stato turco e questo conflitto non può essere soggetto alle leggi penali della Turchia, ma è soggetto alle leggi di guerra.

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