“Italiani brava gente”. È questo lo slogan mistificatorio che per anni ha nascosto una parte significativa di verità riguardo al colonialismo italiano. Al pari di altre potenze, l’Italia fascista nelle colonie ha portato violenza e crimini, sterminando le popolazioni di locali e alimentando una cultura razzista.
Da alcuni mesi a Bologna esiste una sezione locale di Yekatit12_19 febbraio, una rete nazionale che si occupa proprio di fare i conti con il passato coloniale italiano e i suoi lasciti, ma anche di denunciare gli atteggiamenti neocolonialistici e il razzismo contemporaneo.

La rete Yekatit12_19 febbraio e il lavoro sul colonialismo italiano

A spiegare il nome della rete è, ai nostri microfoni, Siid Negash, consigliere comunale di origine eritree. «Yekatit significa “febbraio” in lingua etiope e ricorda la rappresaglia per l’attentato al viceré d’Etiopia Rodolfo Graziani». L’attentato, agito da due giovani eritrei della resistenza etiope, avvenne la mattina del 19 febbraio 1937, che per il calendario etiope è il 12 febbraio.
L’attentato fallì, ma la brutale rappresaglia, compiuta tra il 19 e il 21 febbraio ad Addis Abeba da parte di civili italiani, militari del Regio Esercito e squadre fasciste contro i civili etiopi portò ad una carneficina con un bilancio di 19mila morti.

La sezione bolognese della rete Yekatit12_19 febbraio è composta da Next Generation, associazione fondata proprio da Negash, insieme a Andlay aps, Attitudes_spazio alle arti e Danza Urbana.
Proprio nel giorno dell’anniversario della strage di Addis Abeba, mercoledì 19 febbraio, la rete darà vita ad una performance artistico-memoriale dedicata alla Resistenza antifascista nelle ex colonie italiane.
«Ricordiamo tutte le vittime del colonialismo e tutti i resistenti creando un piccolo sacrario temporaneo accanto a quello dei partigiani in piazza Nettuno con le foto di alcuni resistenti – racconta Negash – Poi deporremo una corona con le istituzioni».

Il programma prevede anche un’iniziativa di risignificazione della lapide che si trova all’interno del cortile di Palazzo D’Accursio, dedicata alle vittime italiane della battaglia di Adua, in Etiopia. Per l’occasione ci sarà anche una performance artistica di Gabriella Ghermandi e un reading di Andrea Sestante.
«Ci rendiamo conto che il passato coloniale ha dei lasciti nella contemporaneità – osserva il consigliere comunale – Ad esempio nei flussi migratori vediamo molte persone che provengono o passano da ex colonie. Anche le politiche migratorie hanno uno stampo neocoloniale, con l’apertura di un centro in Albania che era un protettorato o con accordi con la Libia, che era un’ex colonia».

ASCOLTA L’INTERVISTA A SIID NEGASH: