Al Lido di Venezia, i giorni passano scanditi da tante proiezioni, molte delle quali continuano a rendermi critica. Dopo non aver rivisto in A Dangerous Method il Cronenberg che mi aspettavo, anche Soderbergh mi ha delusa. Il suo Contagion è inevitabilmente un film ben realizzato ma, nè il cast stellare nè grande dispendio di mezzi, riescono a farlo decollare.

La storia racconta della diffusione di un virus letale su scala mondiale per cui è necessario scovare il paziente numero zero e un vaccino che salvi il mondo. Medici buonisti e un finale che tenta di rimettere ogni cosa al suo posto completano un film che non aggiunge niente di nuovo al “genere catastrofico”.

Piacevole la favola raccontata dalla Satrapi con Pollo alle prugne, suo primo film in cui compaiono personaggi in carne e ossa. La rottura di un violino a seguito di una litigata con la moglie è la goccia che fa traboccare il vaso nella vita di Nasser, un musicista insoddisfatto che decide quindi di togliersi la vita. Flashback e flashforward ci raccontano il passato e gli ultimi giorni di quest’uomo.

Grande rivelazione per il documentario italiano diretto da Fiorella Infascella sull’Isola dei cassintegrati. Operai che, dopo la chiusura della fabbrica in cui lavoravano, hanno deciso di autorecludersi nel carcere dell’isola dell’Asinara in segno di protesta. Le bellissime location arredano questi sessanta minuti davvero dotati di buon ritmo.

Non ho particolarmente apprezzato nè A simple life di Ann Hui nè Dark Horse di Todd Solondz. Promossa a pieni voti invece la pellicola di Steve Mc Queen. Shame è il primo film in cui l’impronta registica è più forte della storia stessa. Due fratelli, un passato importante lasciato all’immaginazione dello spettatore e un presente in cui rielaborare e affrontare eventi importanti, il tutto raccontato attraverso ottime scelte stilistiche.

Nella mia personale top ten, Shame è sicuramente quello che occupa il primo posto.