È musulmano, nato in Uganda da genitori indiani e, soprattutto, è socialista. È Zohran Mamdani, candidato sindaco per i Democratici a New York, dato in vantaggio nei sondaggi, al punto che Donald Trump, come spesso accade, ha minacciato i newyorkesi di rappresaglie qualora facessero vincere l’avversario di Andrew Cuomo.
Ciò che a queste latitudini suona ancor più rivoluzionario, però, è il programma con cui Mamdani si presenta alle elezioni, che prevede la lotta al carovita in una delle città più care del mondo, l’aumento delle tasse ai ricchi e trasporti e asili nido gratuiti.
Mamdani, il candidato a sindaco di New York con un programma socialista
«Meglio un cattivo democratico che un comunista». Così il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è intervenuto nel merito delle elezioni comunali di New York, che vedono Zohran Mamdani e Andrew Cuomo contendersi la poltrona di sindaco. Il primo ha vinto le primarie dei Democratici ed è ufficialmente il candidato dei Socialists and Democrats. Il secondo, sempre democratico, non ha accettato lo scorno della sconfitta e si è candidato da indipendente. Nella corsa, però, ci sarebbe anche Curtis Sliwa, candidato repubblicano, che però non sembra avere speranza.
Secondo gli ultimi sondaggi, quelli della settimana scorsa, Mamdani è nettamente in vantaggio con il 48% delle preferenze, seguito da Cuomo al 32% e da Sliwa al 16%. Il voto anticipato, conclusosi domenica 2 novembre, ha visto la partecipazione di oltre 735mila elettori, più del doppio rispetto alle primarie del 2021, segno che l’interesse per la tornata elettorale è particolarmente elevato.
«Anche se non potrà mai candidarsi a presidente, perché non è nato negli Stati Uniti, Zohran Mamdani è l’astro nascente della politica americana», osserva ai nostri microfoni Martino Mazzonis, giornalista esperto di Stati Uniti.
Mazzonis ricostruisce il profilo di Mamdani, le sue origini non working class (a differenza di Ocasio-Cortez) ed evidenzia le sue capacità comunicative, che sono un primo elemento del suo successo.
«Il secondo elemento è che sa stare sul pezzo – sottolinea il giornalista – Durante la campagna elettorale lo hanno accusato di tutto, di essere un comunista, di essere musulmano nella città colpita l’11 settembre. Mamdani è riuscito a restare sul pezzo della sua campagna elettorale e del suo programma».
E a proposito di programma, a colpire sono i punti a favori delle classi meno agiate. «Sono tre i punti fondamentali del programma – spiega Mazzonis – il congelamento degli affitti per le case ad affitto controllato, gli autobus gratis e asili nido gratuiti per tutti a New York. Proposte che rispondono all’idea che anche la gente che guadagna cifre normali possa continuare a vivere in città».
Un ulteriore punto riguarda un aumento della tassazione per i super-ricchi. E potenzialmente questa misura attira su Mamdani l’opposizione della ricca borghesia newyorkese.
«Intanto bisogna vedere se riuscirà a farlo, perché queste politiche vanno prese di concerto con lo Stato – osserva Mazzonis – Mamdani però non propone una tassazione al 50% delle ricchezze dei miliardari. Quel 2-3% non cambia nulla ai ricchi. Il punto però che i miliardari e chi li difende politicamente non vogliono fare passare il principio che la ricchezza eccessiva debba essere tassata».
ASCOLTA L’INTERVISTA A MARTINO MAZZONIS:
            
            
            
	






