Si è concluso a Palazzo D’Accursio con la firma di un patto di collaborazione per la promozione e la tutela dei diritti delle persone e della comunità lgbtqi il percorso iniziato da Comune e realtà del Cassero. Branà: “È stato faticoso, ma ora la politica rilanci. Il patto non sia solo una difesa dagli attacchi delle opposizioni”.
Il Patto tra Comune e Comunità LGBTQI
Il sindaco Virginio Merola ha firmato oggi a Palazzo D’Accursio, insieme ai rappresentanti delle associazioni, il “Patto generale di collaborazione per la promozione e la tutela dei diritti delle persone e della comunità lgbtqi”. Il patto nasce da un percorso avviato lo scorso 23 gennaio e seguito ad attacchi a più riprese che il Cassero di via Don Minzoni ha subìto negli anni scorsi ad opera delle minoranze all’interno del Consiglio comunale, ma anche da parte dell’ala cattolico-renziana del Pd.
“È stato un percorso faticoso – racconta ai nostri microfoni il presidente del Cassero, Vincenzo Branà – Un’operazione necessaria, ma non esaustiva perché se sono rimaste fuori altre iniziative significa che la città è più ricca e che il percorso è parziale”.
Sono ben 52 i progetti che hanno risposto alla chiamata che, come ricorda Branà, era gratuita. Un’ennesima dimostrazione di quanto la comunità lgbtqi bolognese sia numerosa ed attiva e come in 35 anni – tanto il tempo trascorso dall’assegnazione della prima sede da parte del Comune – si sia radicata.
“Da oggi cambia il livello di consapevolezza di tutte e tutti, sia dei soggetti pubblici che associativi – continua Branà – Quel che resta uguale è la posizione del Comune”. Il Cassero auspica che l’Amministrazione comunale, ora a conoscenza di bisogni e progetti, rilanci i temi sollevati e non si limiti ad osservare.
“È iniziato un percorso – spiega il presidente del Cassero – ma la politica deve trarne stimolo anche in termini di investimento. Non si può limitare a rispondere assegnando una sede, quello è avvenuto 35 anni fa, il concetto di sussidiarietà non consiste nella delega assoluta”.
La nuova partenza sancita oggi con il patto di collaborazione, dunque, secondo le realtà lgbtqi non deve essere una mossa di autodifesa del Comune nei confronti dei consiglieri comunali che hanno messo in discussione il Cassero, ma un’occasione per un rilancio.