Dopo un bombardamento con droni all’altezza di Malta della prima missione, lo scorso primo maggio, la nave della Freedom Flottilla impegnata in una missione umanitaria verso la Striscia di Gaza è stata nuovamente intercettata nella notte, in acque internazionali da parte dell’esercito israeliano. Secondo quanto riferito dagli organizzatori, l’imbarcazione è stata abbordata con la forza intorno alle 3:02 ora italiana, in una zona al largo delle coste egiziane.
La Freedom Flottilla diretta a Gaza di nuovo sotto attacco dell’esercito israeliano
A bordo della nave Madleen si trovano volontari civili disarmati, tra cui Greta Thunberg, e un carico di aiuti composto da latte in polvere, generi alimentari e forniture mediche, destinati alla popolazione palestinese. Secondo la Freedom Flotilla, i militari israeliani avrebbero fatto irruzione senza alcuna base legale, sequestrando la nave, rapendo l’equipaggio e confiscando l’intero carico.
«Israele non ha alcuna autorità per trattenere cittadini stranieri che partecipano a una missione umanitaria – ha dichiarato Huwaida Arraf, avvocata per i diritti umani e tra le organizzatrici della missione – Questo sequestro rappresenta una palese violazione del diritto internazionale e disattende gli ordini vincolanti della Corte Internazionale di Giustizia, che ha imposto l’apertura di corridoi umanitari verso Gaza. La detenzione di questi volontari è illegittima e deve cessare immediatamente».
«Erano già alcune notti che i droni israeliani sorvegliavano la nave – racconta ai nostri microfoni Simone Zambrin di Freedom Flottilla – Ieri notte, invece, i droni hanno rilasciato vernice bianca sulla nave e ciò ha scatenato il panico a bordo. Poi alcune navi israeliane hanno iniziato ad avvicinarsi, la Madleen è stata colpita da uno scafo di un’altra nave e poi abbordata dall’esercito israeliano in acque internazionali, un’azione del tutto illegale».
L’azione militare arriva a poche settimane di distanza da un altro attacco, sempre denunciato dalla Freedom Flottilla, avvenuto contro un’altra nave della coalizione, la Conscience. In quel caso, un drone israeliano avrebbe colpito l’imbarcazione mentre navigava in acque europee, provocando il ferimento di quattro volontari e l’incendio della nave.
Nessuna presa di posizione ufficiale è arrivata da parte dei governi occidentali dopo quell’episodio, e ora, secondo gli organizzatori, Israele starebbe mettendo nuovamente alla prova quel silenzio.
«Ogni ora senza conseguenze incoraggia Israele a intensificare i suoi attacchi contro i civili, gli operatori umanitari e i fondamenti stessi del diritto internazionale», ha commentato Tan Safi, un altro attivista coinvolto nell’iniziativa.
La Freedom Flotilla ha quindi rivolto un appello alla comunità internazionale, chiedendo che venga posto fine all’assedio su Gaza, che tutti i volontari trattenuti siano rilasciati senza condizioni e che gli aiuti umanitari vengano consegnati direttamente alla popolazione palestinese, senza passare dal controllo israeliano. Ha inoltre chiesto che Israele venga ritenuto responsabile degli attacchi alle navi Madleen e Conscience, giudicati come atti di aggressione contro civili e missioni pacifiche.
«Siamo imperterriti. Ripartiremo. Non ci fermeremo finché l’assedio non finirà e la Palestina non sarà libera», ha concluso la coalizione in una nota.
ASCOLTA L’INTERVISTA A SIMONE ZAMBRIN: