Chi fa il mio mestiere e lo fa in un certo modo in questi giorni sta vivendo una sorta di corto circuito. Dopo lo stordimento collettivo del primo anno e mezzo, ora in Italia ci stiamo misurando con un cambio di strategia nella gestione governativa della pandemia che non attiene solo ad aspetti sanitari ma anche sociali.
All’interno del variegato mondo della sinistra in cui da sempre Radio Città Fujiko si colloca apertamente, avendo rinunciato in partenza ad autorappresentazioni di comodo che professano una neutralità che copre i rapporti di forza e le proprietà editoriali di ciascuna impresa giornalistica, si manifesta una frattura profonda e spesso violenta, uno scontro che attiene alla lettura di provvedimenti come il Green Pass.

La spaccatura a sinistra e la necessità di un confronto

A non cambiare, però, è il nostro compito, quello che coi nostri limiti cerchiamo di perseguire da più di quarant’anni: informare e offrire una chiave di lettura della realtà ad ascoltatori ed ascoltatrici della nostra emittente.
Per la natura comunitaria della nostra radio, da sempre all’interno della redazione sono presenti orientamenti, tradizioni politiche e sensibilità diverse che, ne sono profondamente certo, hanno sempre rappresentato una ricchezza. Più che le certezze e i dogmi ci sono sempre piaciuti il dubbio e il confronto e questo non cambierà, nemmeno in un’epoca di forte polarizzazione.

Il recinto all’interno del quale ci muoviamo è quello dell’antifascismo, dell’antisessimo, dell’antirazzismo e dell’anticapitalismo, che rappresentano i reali paletti che determinano l’accesso ai nostri microfoni. Tutto il resto è il risultato della molteplicità di visioni che compongono un quadro composito e non necessariamente coerente, ma che offre la possibilità di espressione a persone diverse.

Ci sono però due elementi di preoccupazione che, personalmente, credo di constatare nella nostra società. Da un lato, come accennato, la tendenza ad approcciare i temi con il piglio della tifoseria, cercando conferme a ciò che già si pensa ed omettendo e rimuovendo tutto ciò che alimenta banalmente qualche dubbio.
Dall’altro, constato una crescente incapacità a distinguere ciò che è giornalismo – quindi sia informazione che opinione – da ciò che è propaganda. Che una testata giornalistica si occupi di un fatto o di un tema per molte persone è diventato sinonimo di sostegno verso determinate istanze. Se ciò può essere vero in alcuni casi, è invece importante ribadire che esiste un’altra possibilità, che è quella di offrire un’occasione di confronto con idee o istanze diverse dalle proprie.

Facendo proprio l’esempio del Green Pass, all’interno della composita redazione di Radio Città Fujiko sono presenti sensibilità diverse. Semplificando, potremmo dire che c’è chi è vaccinato ed è un convinto sostenitore del provvedimento, c’è chi è vaccinato e solleva qualche perplessità e c’è chi non è vaccinato ed è fortemente critico. C’è inoltre chi punta più su questioni sanitarie e chi invece più su questioni sociali o di diritti costituzionali.
Credo che queste posizioni rispecchino né più né meno gli orientamenti che troviamo fuori dalle mura della nostra sede e che spesso si manifestano con particolare acredine sui social network.

A me rammarica che persone che nutrivano stima reciproca si trovino improvvisamente ad accusarsi o insultarsi e, di conseguenza, mi sono interrogato su quale potesse essere il ruolo dell’emittente che dirigo in questa vicenda.
C’è dunque un argomento su cui personalmente non prendo posizione e, date le forme che ha assunto la discussione pubblica e la natura controversa del provvedimento, penso che il miglior servizio che si può rendere è quello di favorire occasioni di confronto e lo scambio di opinioni in modalità diverse da quelle alimentate dal binarismo dei social network.

Dispiace dunque deludere quanti, di fronte ad articoli o interviste che divergevano dalla propria opinione o dalle aspettative che nutrivano verso l’emittente, hanno un po’ superficialmente e frettolosamente accusato Radio Città Fujiko di una sorta di tradimento.
Non ho e non abbiamo tradito nessuno pensando di offrire uno spazio di dibattito e di confronto che cercasse di avere caratteristiche diverse da quelle verso cui la società si sta preoccupantemente sempre più orientando.
Ciascuno e ciascuna rimane libero e libera di rimanere della propria opinione, di non ascoltare, oppure di ascoltare chi la pensa in modo diverso e rifletterci sopra, anche restando del proprio parere.