Esiste una legge, la legge 185 del 1990, che ha lo scopo di controllare l’esportazione, l’importazine e il transito delle armi. In teoria si tratta di una legge che vieta l’invio di armi verso Paesi in stato di conflitto armato, ma nell’articolo 1, comma 6, lettera a si legge la postilla “fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previa consultazione delle Camere.
È proprio questo il comma oggetto del referendum proposto dal Comitato “Ripudia la Guerra”.

Invio di armi, la raccolta firme per un referendum per dire no

«Noi portiamo avanti una proposta referendaria riguardo un articolo della legge del ’90 per quanto riguarda la possibilità da parte del governo di turno di derogare l’art. 11 della Costituzione», ha spiegato Francesco Tabarroni ai nostri microfoni. Insomma, grazie a questa legge, ogni Governo avrebbe la facoltà di inviare armi in territori di guerra; ma «noi crediamo che questa possibilità debba essere cancellata – continua Tabarroni – per cui siamo qui a proporre la raccolta firme per il quesito referendario».

Si tratta di un’iniziativa che si è diffusa «a macchia d’olio» sottolinea Tabarroni, eppure sono stati pochissimi i canali mediatici ufficiali che hanno raccontato quest’iniziativa. Infatti, «nei territori andiamo avanti con il passaparola, dal momento che ci stiamo misurando con una censura incredibile soprattutto da parte del servizio pubblico». Per questo il Comitato ha scelto di portare avanti due diffide nei confronti della Rai, perché «la pratica referendaria, essendo garantita costituzionalmente, deve avere visibilità soprattutto per quanto riguarda l’informazione e lo spazio pubblico», sottolinea Tabarroni.

C’è però chi esprime perplessità sul fatto che il quesito referendario possa superare il vaglio della Corte Costituzionale. «Il frutto della proposta è un testo molto specifico e limato – osserva il promotore – Da questo punto di vista, raggiunte le 500, ancora meglio 600mila firme, noi siamo abbastanza sicuri che il potere legislativo popoalare possa avere la meglio».
L’obiettivo delle 500mila firme rappresenterebbe la possibilità di manifestare il volere popolare, dal momento che una grande fetta di italiani e italiane è contro l’invio delle armi e per la pace.

Oltre a questo Comitato ne esiste però anche una altro che, insieme a quello “Ripudia la guerra”, forma il comitato unitario centrale “Italia per la Pace”. Il secondo comitato, “Generazioni Future”, sta promuovendo altri due referendum, uno dei quali riguarda sempre il tema della guerra e l’invio di armi, mentre il secondo riguarda la sanità pubblica, «ovvero l’esclusione dai bandi delle istanze private che vanno a concorrere sugli stessi aspetti decisionali».
Domani, 2 giugno, ci sarà la mobilitazione referendaria nazionale. A Bologna, alle 16.30 in piazza Nettuno, ci sarà una manifestazione contro l’invio di armi e la raccolta delle firme.

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Sofia Centioni