L’attesa era altissima: dopo undici anni Massimiliano Allegri è tornato sulla panchina del Milan, accolto da entusiasmo e speranze per un nuovo ciclo. L’esordio in campionato, però, non è stato il battesimo vincente che molti si aspettavano: a San Siro i rossoneri hanno ceduto 2-1 alla neopromossa Cremonese, pagando due distrazioni difensive e una condizione ancora lontana dall’ottimale.

Allegri ha parlato di “gol evitabili” e della necessità di alzare la “percezione del pericolo”, concetto già ribadito alla vigilia quando aveva invocato equilibrio e concentrazione come basi per un progetto a lungo termine. Un messaggio che stride con la narrazione entusiastica che molti media hanno costruito attorno al suo ritorno, quasi fosse garanzia di risultati immediati.

Certo, il popolo rossonero sogna in grande e l’idea di rivedere Allegri a Milanello ha riacceso passioni sopite. Ma la stagione è lunga e il percorso appena iniziato richiede tempo per amalgamare nuovi innesti, definire schemi e ritrovare compattezza. Anche per questo i tifosi continuano a spingersi allo stadio, alla ricerca di biglietti AC Milan per assistere da vicino alle azioni della propria squadra del cuore.

Il ritorno dopo 11 anni e il peso della memoria

Il 29 maggio 2025 il club ha ufficializzato l’accordo: Allegri tornava al Milan dopo più di un decennio, con un contratto biennale e opzione per il terzo anno. Un ritorno fortemente voluto dalla dirigenza, che aveva salutato Sergio Conceição dopo pochi mesi nonostante il 50° trofeo conquistato.

Il ricordo della sua prima esperienza, conclusa con lo scudetto del 2011 e tre stagioni complessive da protagonista, ha inevitabilmente alimentato l’entusiasmo. Ma la Serie A 2025/2026 è un campionato diverso: più competitivo, con rivali che hanno consolidato progetti tecnici e investimenti. L’Inter ha cambiato ma resta solida, il Napoli campione in carica si è rinforzato con De Bruyne, la Juventus punta forte su David.

La nostalgia non basta: servono soluzioni nuove e immediate.

Un debutto amaro contro la Cremonese

La partita d’esordio in campionato ha mostrato le prime crepe. Dopo un avvio propositivo, il Milan si è fatto sorprendere da Baschirotto e, nonostante il pari di Pavlovic, è stato piegato da una rovesciata spettacolare di Bonazzoli. Allegri ha sottolineato come i due gol fossero “evitabili” e come la differenza, al di là dei numeri offensivi, l’abbia fatta la capacità degli avversari di difendere con cattiveria.

L’allenatore non ha nascosto i limiti fisici e mentali della sua squadra, parlando della necessità di imparare a “giocare le partite sporche”. Un concetto che riporta alla sua filosofia pragmatica, spesso criticata ma quasi sempre efficace, che ora dovrà adattarsi a un contesto tecnico mutato e a una tifoseria che pretende spettacolo oltre che punti.

Tra mercato, ambizioni e il tempo necessario

La campagna acquisti estiva ha portato in rossonero elementi di grande spessore come Luka Modrić, il giovane centrocampista svizzero Jashari e l’esterno Estupiñán. Rinforzi che danno qualità, ma che necessitano di tempo per integrarsi. Lo stesso Allegri, alla vigilia del debutto, aveva parlato di equilibrio e della necessità di non farsi prendere da facili entusiasmi.

La stagione sarà lunga e i margini di crescita restano ampi. Il Milan ha qualità per competere per un posto in Champions, ma l’impressione è che il progetto debba ancora trovare la sua identità. Forse il rischio maggiore non è la sconfitta alla prima giornata, ma il divario tra l’entusiasmo che circonda il ritorno di Allegri e la realtà del campo, che chiede pazienza, lavoro e concretezza.

Il nuovo corso è appena iniziato: capire se sarà in grado di trasformare la suggestione in sostanza dipenderà dalla capacità di Allegri e della squadra di crescere, partita dopo partita, senza farsi schiacciare dal peso delle aspettative.