Lunedì 2 luglio a Roma si terrà il tavolo ministeriale che metterà a confronto i ciclofattorini e le piattaforme di delivery. I riders organizzano in concomitanza un presidio aperto a tutte e tutti perché “è tempo di allargare i diritti ai tanti precari e sfruttati” di tutte le categorie. E annunciano: “Indietro non si torna”. L’intervista a Tommaso Falchi di Riders Union Bologna.
“Indietro non si torna”. È questa la posizione che i riders, i ciclofattorini che lavorano per le piattaforme web di consegne a domicilio, porteranno lunedì prossimo, 2 luglio, al tavolo ministeriale di trattativa per la loro vertenza.
Dopo l’incontro col ministro Luigi Di Maio dello scorso 6 giugno, il decreto elaborato dal dicastero del Lavoro per migliorare le condizioni lavorative della categoria ha subìto una battuta d’arresto, perché il governo ha voluto incontrare anche le aziende. Tra queste, qualcuna ha adirittura minacciato di voler abbandonare l’Italia se tutele come l’inquadramento da lavoro subordinato, una paga minima oraria e il divieto del cottimo dovessero diventare legge.
“Il Ministero ha promesso di rimettere mano al decreto nel caso non si trovasse un accordo e il tavolo saltasse – spiega ai nostri microfoni Tommaso Falchi di Riders Union Bologna – Per noi quello rimane il punto di partenza”.
I ciclofattorini, inoltre, credono che il ricatto di lasciare l’Italia mosso da alcune piattaforme sia una strategia delle multinazionali già vista anche in passato e si aspettano che al tavolo di lunedì, invece, prevalga il buonsenso.
La novità della vertenza, però, si vedrà fuori dal Ministero. I riders di Bologna, Roma, Milano e i Deliveroo Strike Riders, infatti, hanno organizzato un presidio che non è rivolto solo ai ciclofattorini, ma a tutte e tutti.
“Non siamo di certo gli unici sfruttati nel Paese”, scrivono nell’evento Facebook. Un’analisi riproposta anche ai nostri microfoni: “Siamo consapevoli che in Italia esistono milioni, almeno una generazione, di persone precarie e sfruttate. Dopo trent’anni di politiche che hanno favorito solo le aziende, ora pensiamo sia arrivato il momento di allargare i diritti per tutte e tutti”.
ASCOLTA L’INTERVISTA A TOMMASO FALCHI: