Spezzare il legame tra reddito e permesso di soggiorno. È questo che chiedono i migranti, maggiori vittime della crisi, che oggi

Dopo la campagna per una moratoria sui permessi di soggiorno nelle zone terremotate e il presidio del 30 giugno contro legge Bossi-Fini e razzismo istituzionale, il Coordinamento Migranti ha incontrato i vertici di Ufficio Stranieri e Sportello Unico di Questura e Prefettura, denunciando l’uso restrittivo della discrezionalità amministrativa.

“Di fronte all’evidente chiusura mostrata e all’assenza di coraggio per instaurare nuove pratiche – si legge in una nota – e di fronte agli effetti della crisi, affermiamo che l’impegno per risolvere situazioni particolari, alle quali si dedicano attivamente grandi sindacati e associazioni, non può continuare a essere un alibi per evitare di assumersi la responsabilità della lotta al razzismo istituzionale e contro la legge Bossi-Fini”.

Come ricordato da Giorgio Grappi, i migranti sono i soggetti che per primi e con maggior violenza subiscono la crisi economica che stiamo attraversando. Basti pensare agli effetti della legge Bossi-Fini, che lega strettamente il lavoro e il requisito di reddito alla concessione del permesso di soggiorno.
Ed è proprio per questo che il Coordinamento ha chiesto ai rappresentanti di Questura e Prefettura di fare uso della discrezionalità loro concessa nell’interpretazione delle norme sull’immigrazione.

L’incontro però ha dimostrato ancora una volta, sostengono i migranti, che Questura e Prefettura preferiscono nascondersi  “dietro un folto corpo di leggi, prassi e abitudini che sembrano impedire qualunque cambiamento”.

Paolo Antoniazzi