Sono salpate ieri le prime imbarcazioni della Global Sumud Flotilla, l’iniziativa solidale che vede coinvolte decine di navi provenienti da 44 Paesi per tentare di rompere l’assedio a Gaza e portare aiuti umanitari alla popolazione palestinese.
E a nemmeno 24 ore dalla partenza, Israele ha minacciato durissime ritorsioni, in particolare l’arresto prolungato con l’accusa di terrorismo. Un avvertimento che chiama in causa le istituzioni dei Paesi di provenienza di attiviste e attivisti, ancora trincerate nell’inazione nei confronti della condotta genocidaria e dei crimini di guerra di Tel Aviv.

Salpate le prime imbarcazioni della Global Sumud Flotilla, ma Israele già minaccia gravi ritorsioni

Le agenzie di stampa riportano che il ministro della Sicurezza Nazionale israeliano Itamar Ben-Gvir ha presentato al governo un piano per fermare la Global Sumud Flotilla. Secondo il piano tutti gli attivisti arrestati saranno trattenuti in detenzione prolungata – a differenza della precedente prassi – nelle prigioni israeliane di Ketziot e Damon, utilizzate per detenere i terroristi in condizioni rigorose tipicamente riservate ai prigionieri di sicurezza. Agli attivisti saranno negati privilegi speciali come tv, radio e cibo specifico: «Non permetteremo a chi sostiene il terrorismo di vivere nell’agiatezza», ha dichiarato Ben-Gvir citato dal Jerusalem Post.
Inoltre il ministro auspica che tutte le navi della flotilla vengano confiscate e riutilizzate per le forze dell’ordine israeliane.

Parole dure, che più o meno nelle stesse ore hanno trovato dichiarazioni diametralmente opposte da parte del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di Genova (Calp). Durante la manifestazione di lancio della Sumud Flotilla, a cui hanno partecipato 50mila persone, un rappresentante dei camalli ha fatto sapere chiaro e tondo che, se accadrà qualcosa agli attivisti, i portuali sono pronti a bloccare tutti container nei porti d’Europa. «Da questa regione – ha affermato il lavoratore – escono 13-14 mila container all’anno per Israele, non esce più un chiodo. Lanceremo uno sciopero internazionale, bloccheremo le strade, bloccheremo le scuole, bloccheremo tutto, devono tornare indietro le nostre ragazze e i nostri ragazzi senza un graffio, e tutta questa merce che è del popolo e sta andando al popolo, fino all’ultimo cartone deve arrivare dove deve arrivare, altre cose non ci sono da dire».

«Noi confermiamo la nostra volontà di partire, perché la nostra è una missione umanitaria che si svolge nella piena legalità, nel rispetto del diritto internazionale e del diritto marittimo – spiega ai nostri microfoni Maria Elena Delia, portavoce della Global Sumud Flotilla – Le dichiarazioni del governo israeliano non ci faranno assolutamente cambiare idea».
Al contempo la Sumud Sumud Flotilla chiede ai 44 governi di appartenenza di attiviste e attivisti di difendere e tutelare l’incolumità dei propri cittadini. «A bordo avremo anche alcuni parlamentari europei – sottolinea Delia – Quello che accadrà sarà sotto gli occhi del mondo».

ASCOLTA L’INTERVISTA A MARIA ELENA DELIA: