Da “fermate il governo di Israele”, parole dello striscione esposto sulle mura del Comune, a “fermiamo il governo di Israele”: è questo il desiderio dei manifestanti, appartenenti alle realtà del movimento Blocchiamo Tutto, che nel pomeriggio di lunedì 20 ottobre, durante il consiglio comunale, si sono radunati nel chiostro di Palazzo d’Accursio per chiedere la rottura dei rapporti tra Bologna e le aziende Teva e Alstom.
Paolo Rizzi, membro di Potere al Popolo, lo mette subito in chiaro: «Siamo qua per chiedere al Comune di tagliare i rapporti con Teva e Alstom: la prima ha un forte rapporto con l’economia del genocidio di Israele, dunque le farmacie bolognesi devono smettere di rifornirsi dei loro farmaci, mentre la seconda deve essere esclusa dal progetto tram, poiché è stata inserita dall’Onu nella lista nera delle aziende che hanno contribuito alla colonizzazione dei villaggi palestinesi».

I rapporti di Bologna con Israele: la campagna per il boicottaggio

Lo scorso 31 maggio, con l’aggravarsi del genocidio in Palestina, sia il sindaco di Bologna Matteo Lepore che il presidente della Regione Emilia-Romagna Michele de Pascale avevano annunciato l’interruzione con l’interruzione delle relazioni «con tutti i soggetti riconducibili al governo israeliano che non siano apertamente e dichiaratamente motivati dalla volontà di porre fine al massacro in corso, fino a che il rispetto del diritto internazionale non venga ripristinato». A sei mesi di distanza, però, le collaborazioni indirette attraverso società israeliane sembrano continuare.

Teva è una delle più grandi aziende farmaceutiche con sede in Israele, col quale ha un legame molto stretto, poiché beneficia di incentivi statali ed è una delle maggiori esportatrici all’estero, tra cui le farmacie italiane. Alstom, invece, è una multinazionale francese specializzata nei trasporti, ed è tra le aziende che si occupa dei lavori per il tram, ma ha anche contribuito a costruire la Jerusalem Light Rail, la linea tranviaria che attraversa Gerusalemme e collega anche insediamenti israeliani illegali secondo il diritto internazionale.

«Noi invitiamo oltre alla campagna generale di boicottaggio dei prodotti israeliani – precisa Rizzi –  ma pensiamo che a questo punto sia il caso di andare anche oltre, cioè mettere in discussione i legami economici tra le istituzioni e gli interessi israeliani sul nostro territorio».
Il membro di Potere al Popolo sottolinea l’opportunità di dare un segnale forte cancellando la partita di basket tra il Maccabi-Tel Aviv e la Virtus: «La partita si giocherà sicuramente in degli spazi pubblici come Paladozza o la Fiera, dunque è un’opportunità per le istituzione di ripensare se sia il caso di far giocare questa partita, sia per ciò che succede a Gaza sia per i trascorsi violenti dei tifosi del Maccabi-Tel Aviv». Del resto proprio il Comune di Bologna aveva chiesto e ottenuto l’esclusione della squadra ciclistica Israel Premier Tech dal Giro dell’Emilia.

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Contro Teva, Alstom, e anche il ReArm Europe

Alle parole di Rizzi fanno ecco quelle di Domenico Conte, rappresentante del sindacato Usb: «Noi ci aspettiamo che il Comune di Bologna, coerentemente con quanto è stato dichiarato, si mobilitino sia per mettere fin al genocidio di Gaza che per fare in modo che Israele cessi ogni tipo di attività militare o economica che vada nella direzione del genocidio».
Tuttavia, interrompendo la fornitura di tutti i farmici a marchio Teva, non ci può essere il rischio di ostacolare percorsi terapeutici avviati? Conte risponde così: «Questo rischio non c’è, perché qualora si rifiutassero quei farmaci se ne userebbero di identici, ma appartenenti ad altre marche. Io stesso ne sono il caso emblematico: quando ho iniziato la terapia farmacologica che seguo tutt’oggi, ho rifiutato i farmaci Teva che mi sono stati proposti e mi sono stati sostituiti».

Questo discorso si collega al tema più ampio del ReArm Europe, altro tema centrale che strizza l’occhio a quelle aziende che creano armi e commerciano anche con Israele. Continua Conte: «Nel documento programmatico di finanza pubblica sono già previsti tagli lineari a sanità, istruzione, welfare mentre invece vengono confermati tutti gli impegni presi con la Nato per quanto riguarda il progetto ReArm Europe, per il quale il governo da qui ai prossimi tre anni metterà in campo 23 miliardi di euro nelle prossime leggi di stabilità».

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