Un raddoppio degli iscritti e quasi tutti nei dieci giorni di proroga al tesseramento. È questo che è successo nei Verdi a Bologna, ma per gli esponenti locali ha il sapore di un commissariamento mascherato o, più precisamente, di un cammellaggio su input nazionale visto il disaccordo sulla linea con la componente locale, che ha già dichiarato fin da ora che non si candiderà più con Pd e Coalizione Civica.
Quanto sta accadendo nel partito ecologista in città sembra avere molto a che fare con le elezioni comunali che si terranno nel 2027 e che avrebbero potuto produrre alleanze diverse rispetto a quelle nazionali o regionali.

Aria di cammellaggio nei Verdi di Bologna: i dati del tesseramento

L’anomalia che fa pensare ad un’operazione politica che poco ha a che fare con il proselitismo sta, per il momento, tutta nei dati degli iscritti. Alla chiusura del tesseramento, a fine novembre, erano 113 le persone iscritte ai Verdi di Bologna, in aumento di 25 unità rispetto al 2024. Un buon risultato, ma che nulla ha a che vedere con ciò che è successo nei dieci giorni successivi, quelli della proroga al tesseramento stabilita da Roma. In così poco tempo sono arrivati 89 nuovi iscritti, portando il totale a 202.
In una ricostruzione sul Corriere di Bologna si ipotizza proprio una manovra di cammellaggio, visti i dissapori tra il leader nazionale Angelo Bonelli e i “ribelli” bolognesi.

Il picco delle scintille si era registrato intorno a ferragosto scorso. Allora Bonelli aveva dichiarato che il progetto Avs sarebbe proseguito anche a Bologna. «Non c’è spazio per il massimalismo green», aveva detto perentoriamente il leader nazionale.
Il giorno successivo era stato il portavoce locale, Danny Labriola, a rispondere rivendicando l’autonomia territoriale: «Abbiamo già deciso di non sostenere più Lepore, il Pd e Coalizione civica».
I malumori, in realtà, erano già presenti in occasione delle elezioni regionali del 17 e 18 novembre 2024, in particolare per gli equilibri tra Verdi e Sinistra Italiana all’interno delle candidature.

Sempre secondo la ricostruzione del Corriere di Bologna, inoltre, molti dei nuovi iscritti sarebbero personaggi vicinissimi a Coalizione Civica o ex esponenti dei Verdi cittadini. «Le dinamiche degli iscritti nei partiti sono sempre esistite – osserva ai nostri microfoni Pierpaolo Lanzarini del direttivo dei Verdi di Bologna – ma qui si tratterebbe di una colonizzazione da parte di persone di altri partiti».
Lanzarini ricorda che nel congresso dello scorso aprile fu approvata una mozione unitaria che individuava la linea, cioè quella di presentarsi in alternativa a Pd e Coalizione Civica. «Il nostro è un partito federalista – continua – Le federazioni locali hanno da statuto diritto di scegliere le proprie linee politiche e addirittura lo statuto dice che le federazioni locali costruiscono le politiche che poi saranno fatte a sintesi a livello nazionale, quindi un processo dal basso verso l’alto e non dall’alto verso il basso».

Il dirigente dei Verdi di Bologna, poi, afferma di essere consapevole che nella vicenda entrano anche questioni nazionali, ma «noi speriamo che la proposta di Avs non sia così debole da dover dipendere dalle elezioni a Bologna», sottolinea Lanzarini, che aggiunge come la scelta di rottura col centrosinistra sotto le Due Torri sia avvenuta per questioni locali, in particolare il mancato coinvolgimento e la mancata condivisione dei Verdi rispetto alle politiche di Palazzo D’Accursio.
In ogni caso i “ribelli” bolognesi non sembrano intenzionati a rivedere la propria linea e, anzi, rispondono all’operazione con un balzo in avanti. «Questa sera avremo una riunione – racconta Lanzarini – per discutere del candidato sindaco per le prossime elezioni. Il nome arriverà prima della fine dell’anno e forse anche prima di Natale».

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