Dagli stadi, il calcio esce e torna nelle strade, nelle vie, negli oratori, e nelle piazze. Un vero e proprio ritorno alle origini quello di “Calcio di strada”, il progetto sperimentale di Mo’ Better Football, un associazione culturale con sede a Modena che punta a far tornare il gioco nei quartieri della città. Due volte al mese, un pomeriggio in mezzo alla settimana sarà dedicato agli incontri calcistici spontanei, con squadre assemblate sul posto con i presenti; niente iscrizioni, niente prenotazioni, si partecipa liberamente. Le zone scelte dagli organizzatori sono state l’ex Manifattura Tabacchi, il parco Novi Sad, il parco della Creatività, piazza Matteotti e altri luoghi aperti.
«Il principio è semplice: scegliere un luogo, dargli continuità, renderlo un punto di ritrovo stabile, e solo dopo qualche tempo spostarsi in un’altra zona della città. L’obiettivo è favorire l’incontro spontaneo, creare relazioni autentiche, restituire ai ragazzi e alle ragazze il gusto libero del gioco», si legge sul sito del Comune di Modena, che sostiene Calcio di strada insieme a Csi Modena, le Acli e il Modena Calcio.
L’idea e la pratica del calcio di strada
Marco Ferrero, membro di Mo’ Better Football, ci racconta che l’idea parte da lontano: «Già da un anno abbondante ci siamo interrogati su quella che ci sembrava una necessità, perché l’accesso allo sport in generale per i ragazzi non è più quello trasversale di qualche anno fa: ci sono società sportive che richiedono un esborso economico e logistico non indifferente da parte delle famiglie. Poi il calcio di strada è un tema abbastanza dibattuto, poiché spesso legato alla penuria di talenti che ci sono nel calcio italiano».
«Questo non vuol dire che scoveremo il nuovo Zidane, però è anche vero che probabilmente l’essere confinati nei dettami delle scuole calcio forse appiattisce un po’ certi aspetti anche tecnici, mentre un calcio più naturale e ruspante si presta invece a sviluppare una tecnica forse meno educata, ma che poi nel tempo regala più estro. Inoltre – continua – nella realtà di Modena ci sono tanti ragazzi anche di seconda generazione immigrati che non riescono ad accedere alle società sportive, e dunque stanno magari in strada o nei parchi a fare nulla, nei casi peggiori si possono creare anche delle tensioni tra gruppi diversi. Mettendo insieme queste cose ci siamo confrontati e abbiamo pensato che valesse la pena lavorare su un progetto del genere».
Come spesso accade, la partenza è stata in salita, a causa degli scetticismi tra gli stessi membri e il fatto di basarsi sulla spontaneità dei passanti. Infatti Ferrero ci svela che: «Qualcuno di noi era più convinto, qualcun altro meno, quindi abbiamo pensato di fare delle prove. Io stesso all’inizio ero uno dei più scettici, ma già la prima volta mi sono dovuto ricredere: siamo andati siamo andati in in quattro o cinque, armati di pallone e abbiamo attirato l’attenzione di un gruppetto di ragazzi che seduto su un marciapiede dopo poco tempo ci hanno chiesto se potevano unirsi. Dopo 15-20 minuti, si sono aggiunti altri ragazzi, provenienti da un convitto per minori non accompagnati».
I riscontri positivi sono giunti sia da partite spontanee, sia dalla prima collaborazione vera e propria con una scuola superiore: «Hanno aderito cinque classi dell’istituto – afferma Ferrero – composte da ragazzi normalmente scolarizzati che si sono appassionati, e da lì abbiamo capito che i partecipanti c’erano sia che in strada che nelle scuole, cosa che mi ha lasciato piacevolmente sorpreso». In altre parole, per il futuro di Calcio di strada, spontaneo e organizzato che sia, sembra che non ci sarà carenza di organico, purché si mantenga la speranza che, conclusi questi incontri guidati, «i ragazzi proseguiranno anche senza un nostro imput, magari anche lavorando insieme a cooperative, scuole e comunità di un supporto giovanile, affinché tutti possano essere coinvolti».
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