Non ha trattenuto gli studenti per cinque ore in una stanza, ma li ha incontrati più volte nell’arco di una giornata. Afferma di non sapere nemmeno il colore dei telefoni degli studenti, quindi non sono stati requisiti. Quanto alla presenza degli agenti di polizia, era obbligata a chiederne l’intervento per garantire la sicurezza nel plesso scolastico, dal momento che alcuni studenti si erano presentati con catene e fumogeni. Fernanda Vaccari, dirigente scolastica del liceo Copernico di Bologna, non ci sta a passare per una figura autoritaria e, in un colloquio telefonico avvenuto questa mattina con Radio Città Fujiko, ha raccontato la sua versione dei fatti avvenuti nel primo giorno di occupazione della scuola, senza tuttavia voler usufruire in modo ufficiale del diritto di replica che il direttore le ha più volte offerto.

Copernico, la ricostruzione della preside su quanto accaduto nell’occupazione

Oltre alla dirigente scolastica, che avevamo provato a contattare nella mattinata di ieri diverse ore prima della pubblicazione della testimonianza, in redazione è arrivata anche una mail di due genitori di un altro ragazzo coinvolto nella vicenda, che analogamente rifiutano la ricostruzione dei fatti e contestano la dinamica raccontata, così come viene descritta nella testimonianza audio in nostro possesso.
Nello specifico, non ci sarebbero state le scene «alla Genova» sugli studenti, ha sottolineato la dirigente scolastica nel colloquio telefonico, ma solo interlocuzioni a più riprese nell’arco dell’intera giornata e atti dovuti per garantire la sicurezza di tutti gli studenti.

Nella serata di ieri è giunta un’ulteriore smentita, contenuta in una lettera di due degli studenti che hanno organizzato l’occupazione, tra cui il figlio dei due genitori che ci hanno scritto nella mattinata. «In quanto organizzatori dell’occupazione del liceo Nicolò Copernico – si legge nella lettera – prendiamo le distanze e ci dissociamo completamente da quanto è stato dichiarato e pubblicato nell’articolo di Radio Città Fujiko».

Anche lo studente che ci ha rilasciato l’intervista su quanto accaduto al liceo Copernico durante l’occupazione torna su quei momenti in una lettera che ci ha inviato. In particolare, avendo letto la trasposizione scritta della propria testimonianza e avendone riascoltato l’audio si è reso conto di essersi espresso male e di aver riportato in modo confuso alcuni dettagli salienti degli incontri avuti con la dirigente scolastica e alcuni agenti delle forze dell’ordine.
In particolare, gli studenti non sarebbero stati trattenuti in una stanza per molte ore di seguito, ma i confronti con la dirigente scolastica prima e alla presenza delle forze dell’ordine in seguito sarebbero avvenuti in diversi momenti della giornata. Quanto ai cellulari, sarebbe stato effettivamente chiesto ai ragazzi di non registrare, ma non sarebbe avvenuta una loro requisizione. Ai ragazzi sarebbe stato semplicemente chiesto di posare i telefonini sul tavolo.
Quanto ai toni utilizzati dalle forze dell’ordine, lo studente sostiene di essere stato condizionato dalla situazione anomala – la presenza di agenti nella scuola – e dal proprio stato d’animo di agitazione nel riportarli nella testimonianza rilasciataci.
Anche per ciò che concerne la chiusura di porte o lo spegnimento del riscaldamento, il ragazzo osserva di aver frainteso alcuni dettagli, poiché non sono state chiuse a chiave le porte, che per ragioni di sicurezza non possono essere bloccate, e il riscaldamento della palestra non è stato spento per ragioni ritorsive, ma per lo spegnimento automatico dell’impianto.
Infine, per ciò che concerne le verifiche e le interrogazioni avvenute nei giorni e nelle settimane successive all’occupazione, è effettivamente stata svolta una verifica sulle ragioni stesse dell’occupazione e interrogazioni a sorpresa, ma il carattere punitivo delle stesse riguarda solo una sensazione e una preoccupazione avuta dal ragazzo.