Non ci sono solo i report di Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu per i territori palestinesi occupati, a svelare chi sono i finanziatori del genocidio compiuto da Israele a Gaza. Altreconomia ha pubblicato un’inchiesta, intitolata “Chi ha in tasca oggi i ‘War bond’ di Israele. Dal colosso Allianz a tre piccoli investitori italiani”, che elenca i detentori dei titoli di Stato emessi da Tel Aviv con cui viene finanziata la guerra contro i palestinesi.
L’inchiesta è un aggiornamento di un precedente lavoro di Altreconomia che prende in esame gli acquirenti dei titoli di Stato emessi da Israele, anche per finanziare la spesa militare, dopo il 7 ottobre 2023.

Chi detiene i “war bond”, i titoli di Stato con cui Israele finanzia il genocidio

Sono dati inediti elaborati dal centro di ricerca olandese Profundo quelli che Altreconomia ha pubblicato nella sua inchiesta. Dati che mostrano la pesante responsabilità del colosso assicurativo tedesco Allianz, che è anche sponsor delle Olimpiadi, nell’acquisto di titoli di Stato emessi da Tel Aviv per finanziare anche la spesa militare. «A differenza di banche statunitensi, europee e anche italiane, che nei mesi hanno tagliato la corda da quei bond – osserva ai nostri microfoni Duccio Facchini, direttore di Altreconomia che ha curato l’inchiesta insieme ad Andrea Siccardo – Allianz ha addirittura accresciuto la sua esposizione, investendo nei “war bond”, da gennaio 2025 ad oggi, 1,7 miliardi di dollari».

Complessivamente sono 24 i miliardi di dollari in titoli di Stato israeliani che sono stati acquistati da diversi attori finanziari a livello mondiale.
Tra questi, nell’inchiesta di Altreconomia, figurano anche tre realtà italiane. «L’ammontare, cioè 7 milioni di dollari, è un capello rispetto ad un palazzo – constata Facchini – però ci sono».
In particolare, troviamo la società di intermediazione finanziaria ConsultInvest, con sede a Modena, con 3,1 milioni di euro. Segue con 2,4 milioni Banca Mediolanum, che ha acquistato titoli israeliani per il tramite della Mediolanum International Funds Ltd., veicolo societario del Gruppo con sede però in Irlanda. Infine c’è una piccola società, la Quaestio Capital Management Sgr con 1,5 milioni.

«Il capitale sociale di Quaestio Sgr – si legge nell’inchiesta – risulta interamente detenuto dalla Quaestio Holding S.A., società lussemburghese di proprietà di Fondazione Cariplo (43,98% del capitale), Fondazione Cassa di risparmio di Forlì, Fondazione Cariparma, Fondazione Sardegna, Cassa italiana di previdenza e assistenza dei geometri liberi professionisti, e Fondazione Cassa di risparmio di Bolzano».
Il direttore di Altreconomia ricorda che la Fondazione Cariplo è spesso impegnata in progetti filantropici sul territorio lombardo e non solo e la sua presenza nella lista dei detentori dei “war bond” israeliani lascia sorpresi.

Infine c’è il caso positivo di Bper Banca, che inizialmente, tramite la sua Sgr Arca Fondi, deteneva titoli di Stato israeliani.
In seguito alle proteste di alcuni correntisti, di parte dei lavoratori, delle pressioni dalle Ong BankTrack e Pax e delle inchieste come quella di Altreconomia su dati di Profundo, l’istituto di credito è tornato sui suoi passi, liberandosi dei “war bond”, sui quali in passato aveva investito 99 milioni di dollari.

ASCOLTA L’INTERVISTA A DUCCIO FACCHINI: