Dal 17 al 21 settembre 2025 le Serre dei Giardini di Bologna ospitano la terza edizione di Spore, la rassegna multidisciplinare ideata da Kilowatt e dall’artista Wissal Houbabi. Un festival che intreccia residenza formativa e atti performativi, per riflettere sul valore delle comunità diasporiche e disintossicare l’amore dalle radici tossiche del patriarcato e del colonialismo.
La terza edizione di Spore, che ha per tema “Anime della mia anima”
Il festival, che quest’anno avrà come tema “Anime della mia anima”, sarà articolato in due momenti distinti ma intrecciati: dal 17 al 21 settembre una residenza formativa gratuita e a numero chiuso, dedicata a riformulare il concetto di amore e, dal 19 al 21 settembre, una rassegna artistica aperta al pubblico, con performance, installazioni, musica e dialoghi che indagano le esperienze e le memorie delle comunità in diaspora.
Il titolo Spore vuole da sé portare già una riflessione sul termine diaspora. La dispersione, disgregazione risulta fuorviante nel senso stretto del termine che spesso viene associato al pensiero comune dei ghetti e delle comunità. L’obbiettivo però del termine “Spore” è quello di comunicare tutt’altro: qualcosa che contamina, che rigenera e che riporta la contemporaneità delle cose. Noi siamo già spore
Il filo conduttore si è creato nel tempo attraverso un percorso che parte dalla prima edizione, “tenerezza radicale”, nel quale si accostano questi due termini che sembrano in contraddizione ma in realtà un atto radicale è di profonda tenerezza, per poi dare vita alla seconda edizione dedicata ad Audre Lorde, attraverso il verso “non era previsto che noi sopravvivessimo”.
Questa strada è stata la genitrice dell’attuale edizione “Anima della mia Anima”: dedicato ad Khaled Nabhan, alla resistenza palestinese e a queste parole che portano ad una consapevolezza di quello che succede e ad un’interconnessione, ad legame che un popolo, che sta vivendo un momento tragico, sta trasmettendo tramite amore per la propria terra e cultura.
Il festival, tramite atti performativi e residenze formative, cerca di sensibilizzare e di far emergere parole, gesti e riflessioni per un cambiamento sostanziale. L’amore è l’atto più politico che ci guida verso un futuro e, citando Wissal Houbabi, «l’arma più preziosa, pericolosa e meravigliosa che possiamo mettere in campo, perché definisce la sostanziale differenza tra un martire e una vittima e rende persino la politica poetica, qualcosa di sensato, che vede e sente l’anima nella sua anima».
ASCOLTA L’INTERVISTA A WISSAL HOUBABI:
            
            
            
	






