Il 27 settembre a San Lazzaro l’associazione “Carlo Giuliani” organizza la presentazione del libro “Silenzio, non si deve sapere” di Noella Bardolesi. La storia dell’amianto killer all’Officina Grandi Riparazioni di Bologna.

La strage provocata dall’amianto all’Ogr di Bologna, il silenzio colpevole dei vertici delle ferrovie, la vicenda di lavoratori che si sono ammalati di mesotelioma pleurico e sono morti.
È una vicenda che parte più di trent’anni fa quella che Noella Bardolesi racconta nel suo libro “Silenzio, non si deve sapere”, Bacchilega Editore. Una vicenda che l’ha investita personalmente quando suo marito Loriano, lavoratore all’Officina Grandi Riparazioni di Bologna, si è ammalato di mesotelioma pleurico, un tumore provocato dalle fibre di amianto inalate durante il lavoro.

Loriano è morto nel maggio del 2009 e i colleghi hanno chiesto alla moglie di raccontare la storia in un libro, che verrà presentato domani sera, 27 settembre, alla Sala di Città di San Lazzaro, in un’iniziativa promossa dall’associazione “Carlo Giuliani”. All’incontro parteciperanno, insieme all’autrice, anche il medico del lavoro Leopoldo Magelli, l’avvocatessa Donatella Ianelli, coordinati da Giuliano Bugani.

Il clamore mediatico dell’amianto è concentrato tutto intorno alla vicenda Eternit, ma anche nel nostro territorio la sostanza ha creato gravi problemi.
“Solo negli anni ’80 – racconta la Bardolesi – sono state introdotte misure di sicurezza per i lavoratori a contatto con l’amianto. Prima si maneggiava il materiale con una mascherina o senza protezioni”.
L’amianto è un materiale subdolo. Le sue fibre sono cancerogene e, se inalate, possono restare nei polmoni per lunghi anni prima di causare il mesotelioma. Per Loriano sono passati 32 anni prima dell’insorgere della malattia.
I lavoratori dell’Ogr, che si occupano di riparazioni di treni, denunciarono il problema, ma i dirigenti delle Ferrovie cercarono in tutti i modi di mettere a tacere la vicenda, sostenendo che i tumori erano favoriti dal tabagismo dei lavoratori o sindacando sulla quantità di fibre inalate.

“A me è stata riconosciuta la malattia professionale per mio marito – spiega l’autrice – e poi c’è il processo che riguarda le famiglie di tutti i lavoratori che hanno contratto il tumore”. Un processo lungo e difficile che però non è bastato a far cambiare la mentalità.
“Ancora oggi ai lavoratori capita di trovarsi a contatto con l’amianto – denuncia la Bardolesi – e lo scoprono in seguito ad analisi che loro stessi richiedono”.