Sembra essere diventata una partita a ping pong quella tra l’Amministrazione comunale e un gruppo di antagonisti/e di Bologna. Dopo l’occupazione di Bancarotta in via Fioravanti e il successivo sgombero, dopo quella di via Zago, finita nello stesso modo, è stata occupata oggi la palazzina Magnani di via Azzo Gardino 61, un immobile di proprietà del Comune, che era stato acquistato dal Demanio, ma che da ormai vent’anni era in stato di abbandono.
L’occupazione della palazzina di via Azzo Gardino
«Dopo lo sgombero dell’esperienza di via Zago abbiamo promesso alla città che la lotta per gli spazi non sarebbe finita. Oggi abbiamo deciso di occupare temporaneamente la Palazzina Magnani per aggiungere un tassello in più a questa lotta». È con queste parole, contenute in un comunicato, che attiviste e attivisti annunciano l’occupazione, avvenuta nel primo pomeriggio di oggi.
Un’azione dimostrativa, dunque, per segnalare che il problema degli spazi in città non può considerarsi risolto con gli sgomberi. «Lo abbiamo sempre detto, abbiamo bisogno di spazio – continua il comunicato – il prossimo passo sarà la presa del palazzo».
La palazzina Magnani fu oggetto di un’occupazione quasi vent’anni fa, nel 2003. Lo stabile, che si trova in via Azzo Gardino 61, fu repentinamente sgomberato e gli occupanti trovarono invece casa in via Paolo Fabbri 110, attuale sede di Vag61, il centro sociale che mantenne l’acronimo originario.
Nel dicembre 2020 la palazzina fu acquistata dal Comune che la comprò al Demanio per 2 milioni di euro, in un “cortocircuito del pubblico per cui lo Stato compra qualcosa che è già dello Stato” scriveva già Vag61.
Sono quasi vent’anni che la palazzina risulta vuota. «In un primo momento destinata a deposito di macchinette del videopoker – ricostruiscono gli occupanti – ora l’amministrazione cerca di pulirsi la coscienza promettendo che la Palazzina Magnani diventerà un museo e verrà così restituita ai cittadini. Verrà infatti aperta alla città, ma solamente a quella parte di città che piace all’amministrazione, a quella “per bene”, sostanzialmente borghese, quella che non dà fastidio e che non è sgradevole da vedere o politicamente scomoda».
Nelle intenzioni di attiviste e attivisti, l’azione avrà la durata di tre giorni e servirà a mettere in evidenza le contraddizioni delle politiche istituzionali.