Al Festival di Internazionale si parla di matrimoni gay, omogenitorialità e maternità surrogata

Non è un tema semplice quello affrontato nel pomeriggio di venerdì al Teatro Comunale di Ferrara, come dimostrano i relatori sul palco: due sociologhe, una francese e una spagnola, una filosofa, e un padre omosessuale. Nonostante questo il pubblico è nutrito e molto attento. Scopo di questo incontro: conoscere come in Francia e in Spagna si sia arrivati alle legislazioni su matrimoni gay e omogenitorialità per capire se e come sia possibile arrivare anche in Italia almeno a qualcosa che ci si avvicini. Per adesso, infatti, la nostra situazione “è desolatamente semplice” ha detto in apertura la filosofa Chiara Lalli: “non tutti hanno gli stessi diritti”.

Martine Gross, del Cnrs di Parigi, ha messo in luce come la legge del maggio 2013 in Francia sia il risultato di tre processi combinati fra loro: “l’evoluzione delle rivendicazioni degli stessi omosessuali, l’evoluzione della società e degli istituti sociali e la mobilitazione dei vari settori della collettività, non ultimi quello accademico e, più in generale, culturale”. Sono cambiate le rivendicazioni del movimento omosessuale, dal riconoscimento della propria diversità alla “rivendicazione della piena uguaglianza dei diritti”, e nel frattempo anche la società è cambiata: l’omosessualità è sempre più accettata, le famiglie sono sempre più diversificate, da quelle adottive a quelle ricostituite da persone separate che trovano nuovi partner, il matrimonio non è più alla base della formazione di un nucleo famigliare. Un’evoluzione che passa anche per eventi non proprio lusinghieri, come quando nel 2008 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo condanna la Francia per aver rifiutato l’adozione ad una coppia di donne a causa della loro omossessualità. Un’evoluzione e una mobilitazione sociale che certo sarebbero state molto meno efficaci se alla fine non ci fosse stata anche “la volontà politica”, da parte del partito socialista, di impegnarsi su queste tematiche. Prima presentando proposte di legge sull’argomento, poi nel 2012 inserendo la legge sulle unioni omossessuali nel programma di François Holland. Dunque, ha concluso Gross, “senza volontà politica non sono possibili cambiamenti legislativi”, ma la volontà politica deve essere preceduta “da un’evoluzione  e da una mobilitazione della società”. Anche Marta Roca I Escoda ha sottolineato che nel 2005 a legiferare sulle unioni gay in Spagna è stato un governo di sinistra, ma ha poi puntualizzato come “il legislatore faccia ancora un’enorme confusione fra natura, diritto e cultura” e come attorno a queste tematiche ci sia “ancora tanta ipocrisia”. Lo dimostra il fatto che la maternità surrogata in Spsgna è vietata come in Italia, ma è possibile riconoscere per via amministrativa, dirimendo quindi caso per caso, i figli nati all’estero. Per di più i genitori ne diventano i “genitori naturali”, senza bisogno di passare per l’adozione, come è invece necessario fare in Francia, dove il coniuge che non è il genitore biologico non può riconoscere direttamente il nuovo nato.

Per Caludio Rossi Marcelli, che lavora per Internazionale ma che soprattutto è un padre gay trasferitosi dall’Italia alla Svizzera, nel nostro paese oltre alla volontà politica manca “il senso civico che ti fa dire ‘se al mi vicino non viene riconosciuto un diritto è un problema anche mio’, quindi ogni minoranza deve fare le proprie rivendicazioni”. Paradossalmente, per Claudio, a salvarci alla fine sarà proprio il nostro forte senso della famiglia, un modello talmente forte che “forse in Italia è più facile essere una famiglia gay, piuttosto che una coppia gay”, perché in un certo senso “l’idea che anche gli omosessuali stiano in mezzo a cacca e pannolini, piuttosto che andare in giro a divertirsi per discoteche” li avvicina al vissuto quotidiano della maggioranza degli italiani. Proprio questo è il punto da cui partire: dare e pretendere visibilità per fare capire che questi bambini hanno già due mamme o due papà, che queste famiglie ormai sono un dato di fatto e che vivono le stesse mille difficoltà che ogni nucleo famigliare affronta giorno per giorno.

Federica Pezzoli