Oltre all’assemblea di domenica scorsa al giardino San Leonardo, che ha visto insieme tutti i comitati bolognesi contro la speculazione, la cittadinanza e alcune realtà sociali si ritroveranno sabato prossimo, 15 novembre, per iniziare a progettare un piano per l’ex Caserma Sani.
L’iniziativa parte da Resistenze Spaziali, che attorno all’ex caserma, situata tra la Bolognina e la Fiera, ha già realizzato diverse iniziative. Ora, invece, gli attivisti si ritrovano alle 14.30 di sabato al Circolo Arci Guernelli di via Gandusio per iniziare a scrivere un progetto alternativo a quello dell’Amministrazione comunale. «Vogliamo dimostrare che esistono alternative possibili a questa condanna della cementificazione, della distruzione del verde e della privatizzazione di spazi pubblici», spiega ai nostri microfoni Mauro Boarelli di Resistenze Spaziali.

La progettazione dal basso di un piano per l’ex caserma Sani

L’idea del tavolo di progettazione dal basso del destino dell’ex caserma Sani nasce per due motivi. Il primo è che Resistenze Spaziali, insieme ad altre realtà cittadine, giudica «farlocchi» i processi di partecipazione su progetti urbanistici messi in piedi dall’Amministrazione comunale. Il secondo riguarda l’opposizione al progetto operativo, ma mai realizzato, che insiste sull’ex caserma.
«Quel progetto prevede l’abbattimento di poco meno di 400 alberi, la costruzione di abitazioni private con una piccola spennellata di edilizia sociale e un parcheggio multipiano – racconta Boarelli – Quindi una sostanziale privatizzazione e la riduzione di questo enorme spazio pubblico in qualcosa di completamente diverso».

L’ex caserma Sani è uno spazio molto grande. Si tratta di 10,5 ettari di terreno, sul quale insistono circa quindici edifici ed enormi spazi verdi. Lo spazio è abbandonato dagli anni ’90, quindi da oltre trent’anni, ed è di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti.
Assieme alle altre ex-caserme della città, la Sani ha fatto capolino diverse volte nelle cronache cittadine, spesso perché il Comune di Bologna ipotizzava o annunciava progetti urbanistici che ne avrebbero riconverito l’uso.
In un’intervista di pochi giorni fa sul Resto del Carlino, l’assessore comunale Raffaele Laudani ha citato diverse ex-caserme (ma non la Sani), ravvisando come la loro trasformazione sia necessaria anche per realizzare alloggi ERS (Edilizia Residenziale Sociale), in modo da rispondere alla crisi abitativa in città.

«Sono sempre dichiarazioni estemporanee che si accavallano ad altre soluzioni che erano già state approvate dal Comune – commenta Boarelli – Non vorrei che il tema degli alloggi fosse un po’ il cavallo di Troia, cioè che in un momento di grave tensione abitativa si usasse questa cosa per mettere un po’ di edilizia sociale, ma nel frattempo vanno avanti altri progetti che sono ben più remunerativi per i soggetti privati che li realizzano».
L’esponente di Resistenze Spaziali, però, interviene anche sul tema dell’edilizia sociale, che, dati i canoni, è rivolta alla classe media della popolazione e su cui, però, non c’è abbastanza chiarezza. «Per alleggerire la tensione abitativa bisognerebbe realizzare degli alloggi di edilizia popolare (Erp, ndr) di cui non c’è traccia. Ce n’era una minuscola traccia nel progetto iniziale per la caserma Sani, 3mila metri quadrati che sono scomparsi perché considerati non remunerativi per chi va ad attuare il progetto».

L’incontro di sabato pomeriggio prevede diversi momenti. Ci sarà un breve momento assembleare iniziale, in cui verrà ricostruita la storia dell’ex caserma Sani e dei progetti per il suo recupero che vi insistono.
Poi i partecipanti si divideranno in tre gruppi di lavoro. Il primo è dedicato al verde, alla salvaguardia di quello esistente, che invece è minacciato dal progetto comunale, ma anche alla progettazione di come possa essere utilizzato in modo pubblico e sociale. Il secondo gruppo si concentrerà sugli edifici presenti nell’area, alcuni in buone condizioni su cui bisognerebbe intervenire prima che si ammalorino. Il terzo e ultimo gruppo dovrà pianificare un’inchiesta sociale, per coinvolgere il quartiere e i suoi abitanti e capire quali bisogni esprimono.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MAURO BOARELLI: