Cgil, Cisl e Uil si preparano allo sciopero del 6 novembre, per chiedere certezze sugli aumenti dei salari accessori dei dipendenti pubblici, dopo che il 25 settembre si era discusso di un incremento del fondo dedicato di 2.000.000 di euro, reso possibile dal decreto Pa di marzo 2025. A queste sigle si aggiungono anche Sgb, Usb, Csa e Snater e Usb che faranno parte della manifestazione.
Il fallito tentativo di mediazione durante venerdì 17 ottobre in Prefettura ha portato all’annuncio della mobilitazione, al margine del quale i sindacati si sono detti insoddisfatti e ignorati dall’Amministrazione Comunale. Alle ore 10:00 è previsto un concentramento in Piazza Liber Paradisus, da dove partirà un corteo diretto a Palazzo d’Accursio.

Aumentare il salario accessorio dei dipendenti comunali per attirare i giovani e trattenere i lavoratori: le ragioni dello sciopero

Michela Arbizzani, funzionaria della Fp-Cgil, ha spiegato meglio la situazione: «Siamo arrivati a un punto di non ritorno: i dipendenti del Comune di Bologna hanno il fronte del salario troppo basso, tant’è che ricevono le buste paghe medie più leggere di tutta la Pubblica Amministrazione». L’aumento servirebbe una duplice funzione, spiega la sindacalista, «da un lato per bloccare l’esodo che spinge molti lavoratori a spostarsi in rami dell’amministrazione meno varie, ad esempio le funzioni centrali, e dall’altro per essere più attrattivi rispetto ai giovani, che fanno sempre più fatica a partecipare ai concorsi pubblici, anche a causa del carovita di Bologna, il quale può spingerli verso altri tipi di concorsi».

Tuttavia, il problema sembra originarsi a monte, dalla stessa norma che regola il salario accessorio, datata 2016. «I comuni possono investire una quota pari al 48% del monte salari del 2023 per una la parte stabile e ricorrente del fondo – spiega Arbizzani – che consente poi di finanziare l’aumento anche negli anni successivi. Nonostante la richiesta di applicazione del decreto Pa, la cifra di 2 milioni di euro proposta dall’amministrazione è irrisoria, se si pensa che potrebbe investire di fino a 25 milioni di euro».

«Vero è che il bilancio del comune di Bologna nel 2024 si è chiuso con entrate e spese di competenza a circa 1 miliardo e 62 milioni di euro; a fronte di questa cifra enorme, noi chiediamo che ci sia un aumento sensibile di quello proposto perché al momento, facendo la media del pollo, si tratterebbe di poco più di 30 euro lordi pro capite al mese. Non abbiamo ancora la certezza che sarà disposta in sede di variazione di bilancio e limite usi entro il 15 novembre, quindi arriviamo ad oggi con una incertezza complessiva sulla cifra finale, che potrebbe non finanziare nulla di tutto quello che la norma nazionale consentirebbe di finanziare», continua la sindacalista.

Come mai il Comune esita sull’aumento del salario accessorio?

Quello che rimane da capire, però, è da cosa sia data precisamente questa incertezza e titubanza del Comune di ritoccare i salari accessori, se davvero si tratta di una problematica centrale. A questo Arbizzani risponde che «essendo a carico dei singoli bilanci e dei enti locali, un finanziamento del genere richiede una ricerca del compromesso fra l’impegno a ridurre lo spread retributivo tra comuni, enti locali e funzioni centrali e e fra l’esigenza di non aprire delle falle nei stadi di finanza pubblica».

Bilanciare questi due criteri è complicato, perché operano su dei rigidi vincoli di sostenibilità del bilancio che «rimandano a una vecchia legge di bilancio del 2007, inderogabile, e operano sia sulle capacità funzionali, ma anche su quelle che sono le norme di sostenibilità finanziaria dei bilanci degli enti». A tutto questo si aggiunge «la prudenza che viene messa in campo dall’amministrazione comunale rispetto al fatto che l’aumento di quest’anno, come ti dicevo, dovrà essere strutturale, quindi applicato anche negli anni successivi», conclude Arbizzani.

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