Sono oltre 350 le organizzazioni che hanno aderito alla manifestazione contro la partita Italia – Israele, valida per la qualificazione ai mondiali, che si disputerà a Udine martedì 14 ottobre. Una protesta nata dopo l’appello (inascoltato) lanciato nel luglio scorso da diverse realtà, tra cui Udine per la Palestina e Calcio e Rivoluzione, per l’applicazione dei regolamenti sportivi internazionali che prevedono l’esclusione dalle competizioni delle nazionali che non rispettano i diritti umani e si rendono responsabili di crimini di guerra e aggressioni militari.
La protesta contro la partita Italia-Israele a Udine
L’obiettivo che si sono posti gli organizzatori è quello di portare più persone in piazza a protestare per la Palestina e contro la partita e la presenza di Israele nelle competizioni internazionali – definita sport washing – rispetto a quelle che varcheranno le soglie dello stadio di Udine.
Le premesse sembrano esserci perché a fronte di stime che quantificano in almeno 10mila le persone che scenderanno in piazza, i biglietti venduti per la partita Italia – Israele al momento sono circa 5mila.
«Bisogna anche considerare che molti di quei biglietti sono stati svenduti proprio per fare in modo che lo stadio non fosse vuoto – sottolinea Gabriele di Calcio e Rivoluzione – Ad esempio è stata predisposta una forte scontistica per gli abbonati all’Udinese e sono stati regalati biglietti alle scuole calcio».
Attorno alla partita in calendario martedì le pressioni sono arrivate da più fronti. Oltre alle realtà solidali con la Palestina, la contrarietà a far disputare l’incontro e alla partecipazione di Israele alle competizioni internazionali lo scorso 5 settembre è arrivata anche la presa di posizione dell’Associazione Italiana Allenatori di Calcio (Aiac), che ha scritto a Figc, Uefa e Fifa.
Risale allo scorso 24 settembre, invece, la lettera-appello firmata da Francesca Albanese e altri 7 esperti Onu che si sono rivolti direttamente a Uefa e Fifa per chiedere la sospensione di Israele dagli eventi calcistici.
Anche il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, aveva ritenuto inopportuno il match.
Le istituzioni sportive, però, hanno fatto muro e, contravvenendo anche ai propri regolamenti, hanno confermato la partita e la presenza israeliana nelle competizioni.
«Addirittura il presidente della Fifa Gianni Infantino – sottolinea l’attivista – in apertura del congresso a Zurigo ha avuto il coraggio di dire che il calcio non può risolvere situazioni geopolitiche, che il calcio deve unire e non dividere, quando ricordiamo che nel febbraio 2022, appena quattro giorni l’invasione russa in Ucraina, la Federazione Russa è stata esclusa da tutte le competizioni».
Sulla scia della mobilitazione delle ultime settimane, con gli scioperi generali del 22 settembre e 3 ottobre e le decine di altre manifestazioni che hanno portato milioni di persone in piazza contro il genocidio a Gaza, anche il mondo dei tifosi italiani di calcio sembra concorde nell’esclusione di Israele dalle competizioni. Diversi sondaggi, tra cui quello commissionato dalla ong Eko Movement a YouGov, hanno riportato una netta maggioranza di connazionali a favore dell’estromissione della nazionale israeliana.
Le federazioni sportive sembrano invece rispondere alla politica e quest’ultima è riuscita a fare peggio di quanto già non facesse. È notizia di una settimana fa, infatti, che in occasione della partita Italia – Israele la sicurezza e l’ordine pubblico vedranno il diretto coinvolgimento del Mossad, il servizio segreto israeliano.
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