Di fronte al genocidio di Gaza, ogni sostegno al popolo della striscia conta. Terra non Terra, insieme di cooperative, associazioni, aziende agricole biologiche e cittadini ne porta un esempio virtuoso: nati dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, lavorano per portare i loro prodotti alle popolazioni colpite dai conflitti, in difficoltà e impossibilitati ad autosostenersi.
Gli agricoltori a sostegno della Palestina: il progetto Re-Labelling for Rebelling
“Re-Labeling for Rebelling” è l’ultima delle iniziative che ricalcano la strada già tracciata, ossia «dedicare una parte delle nostre produzioni al popolo palestinese cui ci sentiamo, con enorme sofferenza, del tutto vicini e parte», come si legge nel loro sito. È possibile scaricare le etichette del progetto da applicare ai prodotti, per dare visibilità concreta e pubblica alla missione, nonché tracciare una vera e propria rete di solidarietà.
L’iniziativa è partita da Zied Nabulsi, apicoltore siriano attivo a Bologna, che ha dato vita alle etichette speciali per il suo miele per mostrare vicinanza alla Palestina e contraddistinguerlo. L’idea, poi era di «prendere il prodotto, fatto con amore e cura, e trasformarlo in un messaggio per gli altri con lo stesso affetto con cui è stato realizzato», spiega Nabulsi. L’etichetta, inoltre, omette riferimenti ad aziende di produzione per «renderci tutti attivi e diffondere la causa Palestinese».
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Lucio Cavazzoni, presidente Biodistretto dell’Appennino Bolognese, si è occupato di «accogliere l’idea di Zeid e di estenderla in tutto il mondo agricolo e biologico italiano, coinvolgendo centinaia di coltivatori e apicoltori che oggi rietichettano i loro prodotti. Questa missione è il nostro contributo per sostituire la popolazione di Gaza in un momento così difficile per loro, quando sono impossibilitati a ricevere cibo direttamente».
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Come destinatari dei prodotti o dei ricavi dalla loro vendita, Re-Labeling for Rebelling lavora con tre realtà associative: Assopace Palestina, l’Ong Associazione di Cooperazione e Solidarietà, e la palestinese Union of Agricultural Work Committees – Stop Gaza Starvation. Stefania Minghini Azzarello, responsabile di Assopace Palestina Bologna, ha spiegato il ruolo della sua associazione e di come useranno i ricavi: «Da decenni Assopace Palestina lavora nel territorio per denunciare il regime di occupazione, apartheid e pulizia etnica che c’è in Palestina da settant’anni. I soldi dell’iniziativa verranno utilizzati per At-Tuwani, area vittima di violazioni territoriali da parte di Israele, a cui verranno donati dei trattori che i cittadini potranno usare per mandare avanti l’agricolutra locale».
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Anche Giorgio Pirazzoli, coordinatore del Mercato Ritrovato, ha spiegato come mai il mercato a chilomtero 0 è un ottimo ponte per realizzare un’idea che possa anzitutto aiutare un popolo in difficoltà e legarlo ai produttori locali e non. «Si tratta di un’iniziativa lodevolissima, e faremo la nostra parte per aprire spiragli di convivenza tra il popolo palestinese e israeliano in un momento così orrendo», ha detto Pirazzoli.
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