«In Italia, ogni 6 ore e qualche minuto muore un lavoratore». Esordisce così il rapporto elaborato dall’Osservatorio Nazionale di Bologna Morti sul Lavoro, che parla di 957 vittime da gennaio ad agosto 2025, di cui 683 durante gli orari di lavoro, senza considerare quelli deceduti in itinere (cioè nel tragitto casa-lavoro e viceversa) e quelli che operano in nero.
Persino il calo registrato del 2,5% rispetto al 2024 offre poco conforto, se si pensa che si tratta sempre di numeri sottostimati e che non tutti i casi sono denunciati all’Inail. Nel suo ultimo report datato 30 giugno 2025, l’Istituto nazionale registra 495 denunce, comprensive di itinere, riguardo le morti sul lavoro. Un quadro che di anno in anno solleva sempre più interrogativi e preoccupazioni.
L’Emilia-Romagna è la quarta regione per morti sul lavoro
Nella classifica stilata dall’Osservatorio, l’Emilia-Romagna (60 sul posto, 79 in itinere) si piazza quarta come numero di morti sul lavoro, dietro alla Campania (64 sul posto, 83 in itinere), al Veneto (68 sul posto, 92 in itinere), e alla Lombardia capolista (80 sul posto, 121 in itinere).
In particolare, Bologna (9), Piacenza (8) e Reggio Emilia (8) completano il podio delle città più interessate dal fenomeno in regione.
Morti sul lavoro: uomini, anziani e stranieri regolare le categorie più colpite
Carlo Soricelli, curatore dell’Osservatorio, aggiunge un contorno di dati che fanno capire meglio quali fasce della popolazioni sono le più colpite dal fenomeno: gli ultrasessantenni (oltre il 30%) e gli ultrasettantenni (17%) costituiscono un’importante fetta delle morti bianche, accompagnati dalle morti di lavoratori stranieri regolari (32%).
La maggior parte dei morti sono uomini lavoratori del Sud Italia in trasferta in altre regioni se si considera le tragedie in loco. Per i deceduti in itinere, invece, la differenza tra donne e uomini si assottiglia, «spesso a causa di fretta e stanchezza nel conciliare lavoro e famiglia», si legge nel documento. L’abolizione dell’articolo 18 nel Jobs Act del 2015 e il Nuovo Codice dei Contratti Pubblici (d.lgs 36/2023) sono viste come principali cause dell’aumento del numero dei morti sul lavoro.