La crisi climatica è ormai tra noi e ne sperimentiamo gli effetti, ma nelle narrazioni troppo spesso i toni sono ancora quelli della fatalità, di eventi imprevedibili, improvvisi e per certi aspetti inspiegabili. In realtà la crisi climatica ha delle cause e degli effetti e se i secondi iniziamo purtroppo a sperimentarli direttamente, sulle prime c’è un grande tabù, frutto anche di un’intensa attività di lobbing delle multinazionali del fossile.
Sono questi alcuni degli aspetti presi in esame da “Il prezzo che paghiamo”, il documentario di Sara Manisera prodotto da Greenpeace e ReCommon, che verrà proiettato questa sera alle 20.30 alle Serre dei Giardini Margherita a Bologna.
“Il prezzo che paghiamo”, alle Serre dei Giardini il documentario sulla crisi climatica
«Le multinazionali dell’oil&gas per decenni hanno rallentato o nascosto, come dimostriamo nel documentario, anche dei rapporti e ancora oggi ritardano in vario modo, ad esempio con attività di green washing o con la manipolazione all’interno della comunicazione o ancora con la presenza anche all’interno del giornalismo, l’azione per mitigare la crisi climatica, quindi banalmente smettere e ridurre le emissioni di CO2», osserva ai nostri microfoni la regista.
Ma se le multinazionali sono responsabili della crisi climatica, a pagarne le conseguenze invece sono cittadine e cittadini, in particolare quelli più fragili. «Chi si può permettere di ricostruirsi la casa distrutta dall’alluvione? Chi può permettersi di ricomprare l’auto quando perdi tutto? A pagare siamo noi», sintetizza Manisera.
Il documentario raccoglie anche testimonianze e storie di persone che sono state colpite dalle conseguenze della crisi climatica. In particolare la narrazione parte dall’Emilia-Romagna, colpita a più riprese da alluvioni negli ultimi anni, attraverso il racconto di un’agricoltrice.
Il lavoro però si conclude in Basilicata, che è la regione con il più grande giacimento petrolifero d’Europa. «Anche lì c’è chi ha pagato il prezzo del petrolio – sottolinea Manisera – Persone che sono state costrette ad andare via o chi è rimasta paga l’inquinamento».
“Il prezzo che paghiamo”, in particolare, pone una riflessione anche sulle parole che vengono utilizzate nel raccontare la crisi climatica. «Se continuiamo a parlare di maltempo – osserva la regista – ovviamente la classe politica che dovrebbe orientare le scelte non agisce».
ASCOLTA L’INTERVISTA A SARA MANISERA: