José “Pepe” Mujica, ex presidente dell’Uruguay e figura iconica della sinistra latinoamericana, è morto il 13 maggio all’età di 89 anni, dopo una lunga battaglia contro un tumore all’esofago. Con lui se ne va un leader atipico, austero e profondamente umano, che ha saputo unire l’etica rivoluzionaria a un’azione politica concreta, diventando un riferimento per milioni di persone in tutto il mondo.
«Sono consapevole di appartenere a una generazione che se ne va – aveva dichiarato poco prima del suo ritiro dalla vita pubblica – la lotta continua e deve sopravvivere». Mujica, infatti, non è stato soltanto un politico: è stato un simbolo, una voce fuori dal coro, un modello di sobrietà e coerenza in un’epoca spesso dominata dal culto dell’immagine.
La vita personale e politica di Pepe Mujica, morto a 89 anni
Nato nel 1935 alla periferia rurale di Montevideo, Mujica entrò giovanissimo nel Movimento di Liberazione Nazionale – Tupamaros, la principale formazione guerrigliera di sinistra attiva negli anni Sessanta. Ferito da sei colpi di pistola, arrestato e imprigionato per oltre un decennio, passò lunghi anni in isolamento sotto la dittatura militare, subendo la tortura che tuttavia non riuscì a piegarlo.
Con il ritorno della democrazia nel 1985, Mujica iniziò la sua carriera politica istituzionale: eletto deputato nel 1994, senatore nel 1999, divenne ministro dell’Agricoltura nel 2005 e infine presidente della Repubblica nel 2010. Durante il suo mandato, l’Uruguay intraprese una stagione di riforme storiche: legalizzazione dell’aborto, del matrimonio egualitario e della cannabis, rendendolo il primo Paese al mondo a regolamentare il mercato della marijuana sotto controllo statale.
Ma più delle sue leggi, a renderlo celebre è stata la sua vita personale: Mujica viveva in una modesta fattoria con la moglie Lucía Topolansky, anche lei ex guerrigliera e senatrice, e si spostava a bordo di un Maggiolino del 1987. Donava circa il 90% del suo stipendio da presidente a organizzazioni benefiche, diventando noto come “il presidente più povero del mondo”. Un’etichetta che accettava con ironia, ma che rifletteva un’esistenza coerente fino in fondo con i suoi ideali.
Criticato da alcuni per non aver voluto perseguire con decisione i crimini della dittatura, Mujica ha sempre scelto la via del perdono e della riconciliazione. Nel 2018 ha lasciato definitivamente la politica, ritirandosi nella sua tenuta e rifiutando qualsiasi celebrazione pubblica.
La notizia della sua morte è stata annunciata con parole commosse dall’attuale presidente Yamandú Orsi, suo erede politico: «Ci mancherai tanto, caro. Grazie per tutto ciò che ci hai dato e per il tuo profondo amore per il tuo popolo». Un fiume di messaggi di cordoglio è arrivato da tutta l’America Latina.
A ricostruire ai nostri microfoni la figura di Pepe Mujica è, dal Messico, Andrea Cegna.
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