Caab e Comune spingono per la realizzazione di Fabbrica Italia Contadina (FICO), definita la “Disneyland del cibo” che punta a valorizzare le eccellenze agro-alimentari italiane. Un progetto imponente realizzato insieme ad Eataly, guidata da Oscar Farinetti. Quello che fa perquisire i lavoratori a fine turno, fa ampio uso di contratti precari e paga 8 euro lordi. L’analisi di Wu Ming 2 e il sospetto di un’operazione di “greenwashing”.

Ha destato scalpore l’intervista realizzata dal Fatto Quotidiano  ad Oscar Farinetti, patron di Eataly, nella quale emergevano le condizioni dei lavoratori dell’impresa che punta tutto sulla valorizzazione della qualità e delle competenze alimentari italiane.
Ampio ricorso ai contratti interinali, paga oraria ferma a 8 euro lordi, ostilità verso i sindacati (considerati medievali) e persino perquisizioni a fine turno per i dipendenti, per evitare che rubino. Sono questi gli ingredienti di Eataly che emergono dall’intervista.

L’impresa, spesso descritta come modello di successo, sta anche dietro alla realizzazione di Fabbrica Italia Contadina (Fico), quella che è stata definita la “Disneyland del cibo”, lo spazio espositivo e ristorativo che dovrebbe essere realizzato al Caab di Bologna.
Un progetto faraonico che aveva suscitato le critiche del collettivo di scrittori Wu Ming, che avevano contestato l’estremo entusiasmo per il progetto da realizzare nella nostra città e posto l’accento sulle possibili ricadute reali che FICO potrebbe avere per il mondo economico e lavorativo sotto le Due Torri.

Dopo l’intervista a Farinetti, dunque, si aggiunge una nuova perplessità a quelle esistenti, tanto da portare Wu Ming ad ipotizzare che l’operazione rientri nel cosiddetto “greenwashing“, ovvero l’appropriazione di virtù ambientaliste da parte di aziende che puntano ad evocare la “Green Economy” per conquistarsi nuove fette di mercato, senza che effettivamente rispondano a criteri etici e produttivi realmente sostenibili.

Ascolta l’analisi di Wu Ming 2.