Le violenze sessuali di gruppo agite da giovani, a volte minorenni, che hanno riempito le pagine dei giornali questa estate purtroppo sono maturate in un humus di convinzioni e stereotipi che non solo ignora le dinamiche della violenza di genere, ma che si innerva in una profonda cultura patriarcale che viene trasmessa agli adolescenti.
È quello che pare emergere da un’indagine di ActionAid e Ipsos, che hanno interpellato gli adolescenti proprio sul tema della violenza, in particolare quella di genere. E i risultati sono inquietanti, dal momento che per 4 giovani su 5 una donna può sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole e che per 1 giovane su 5 non è violenza toccare le parti intime senza consenso.

Violenza di genere, la percezione del fenomeno tra gli adolescenti

Si intitola “I giovani e la violenza tra pari” l’indagine condotta da Ipsos per ActionAid su un campione rappresentativo di circa 800 ragazze e ragazzi tra i 14 e i 19 anni. La ricerca ha fotografato le opinioni degli adolescenti su cosa pensano sia violenza, come reagiscono e si difendono da essa e quanto influiscono stereotipi di genere e pregiudizi sul loro vissuto. Non c’è accordo generale su quali comportamenti siano violenti e quali no, a riprova che esiste un forte gap di percezione rispetto a dove si annida la violenza e le conseguenze che ne derivano.

Interpellati sul perché si diventi oggetto di violenza, gli adolescenti indicano le caratteristiche fisiche (50%), poi l’orientamento sessuale (40%) e l’appartenenza di genere (36%). Il primo danno prodotto dalla violenza, indicato dal 27% degli intervistati, senza distinzione di genere, è il malessere psicologico, al secondo posto isolamento e depressione (21%) e al terzo posto disagio e vergogna (18%). Non sempre i ragazzi e le ragazze che subiscono una qualche forma di violenza poi la denunciano. Il motivo principale è la vergogna nel raccontarlo al mondo adulto, seguita dalla paura a dirlo e l’inutilità della denuncia, timore di ulteriori minacce da parte dell’aggressore.

Ma ragazze e ragazzi hanno chiara la percezione di cosa sia violenza? Per l’80%, quattro su cinque, è violenza toccare le parti intime di qualcuno senza il loro consenso, mentre uno su cinque non riconosce questa violenza. Al secondo posto è considerata violenza picchiare qualcuno, comportamento che registra il 79% dei consensi, in assoluto quello più citato dai maschi. Al terzo posto, con il 78%, fare foto/video in situazioni intime e diffonderle ad altre persone, soprattutto per le ragazze con 84% delle citazioni.

Violenza di genere

Ma è nel dettaglio delle convinzioni che emergono dati inquietanti, che ricalcano stereotipi patriarcali. Per 4 giovani su 5 una donna può sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole. Ancora 1 su 5 crede che le ragazze possano provocare la violenza sessuale se mostrano un abbigliamento o un comportamento provocante.
Gli adolescenti italiani, se non altro, sono concordi su chi commette atti di violenza nel nostro paese: i ragazzi maschi, soprattutto se in gruppo, e gli uomini adulti. Ma quasi 1 su 3 sostiene che molte persone che si identificano come non binarie/fluide/trans stanno solo seguendo una moda del momento.

Stereotipi e violenza di genere, l’educazione sessuale proposta da Valditara non basta

Per la ong, la proposta del ministro Giuseppe Valditara di introdurre l’educazione sessuale nelle scuole superiori non può bastare. ActionAid ritiene necessaria una formazione obbligatoria co-progettata per docenti e studenti di tutti i cicli scolastici con personale esperto autonomo e laico, la presenza a scuola di tutor per la prevenzione e la gestione dei casi. Andrebbero inoltre introdotti codici anti-molestia, bagni neutri e Carriere Alias.
Per questa ragione ActionAid chiede al Ministero l’integrazione del Piano nazionale di educazione al rispetto del 2017 e la stabilità di fondi per spazi e supporto psicologico in ogni istituto scolastico.

Sul tema la ong ha attivo in una dozzina di scuole il programma europeo Youth For Love. Lo scopo del progetto è prevenire, individuare e affrontare la violenza tra pari e la violenza di genere nelle scuole superiori. Del programma integrato di formazione, empowerment e peer to peer hanno fatto parte 2800 studenti, 600 tra insegnanti e personale scolastico, 60 genitori/tutori dell’istruzione secondaria di primo e secondo grado. Altri 150 giovani, 320 tra attori locali e istituzioni sono stati impegnati in percorsi di coprogettazione di pratiche comunitarie per prevenire e gestire la violenza e attività di advocacy nazionale. Intorno a tre milioni sono infine le persone coinvolte attraverso campagne online e un webgame interattivo dedicato agli adolescenti.

ASCOLTA L’INTERVISTA A CORINNE REIER DI ACTION AID: