La violenza contro le donne in Italia rimane un fenomeno profondamente radicato, interiorizzato e normalizzato. A denunciarlo è la nuova ricerca “Perché non accada. La prevenzione primaria come politica di cambiamento strutturale”, presentata da ActionAid insieme all’Osservatorio di Pavia e B2Research. Lo studio mette in luce come stereotipi e diseguaglianze di genere continuino a permeare la vita quotidiana e le relazioni, contribuendo a legittimare comportamenti violenti e discriminatori.
«La ricerca vuole ad andare ad affermare un concetto chiaro – spiega ai nostri microfoni Rossella Silvestre, esperta di diritti delle donne di ActionAid – è necessario intervenire prima che la violenza accada e non solamente quando è accaduta».

I dati della ricerca su violenza di genere e cultura patriarcale

Dalla ricerca emerge che un uomo su tre considera accettabile la violenza economica, con picchi ancora maggiori tra i Millennials e la Gen Z. Uno su quattro ritiene comprensibile la violenza verbale o psicologica se provocata da comportamenti “scorretti” attribuiti alle donne. E mentre la generazione dei Boomer tende a negare l’esistenza stessa della violenza di genere, tra i giovani cresce una forma di legittimazione delle sue manifestazioni, comprese quelle fisiche: quasi due uomini adulti su dieci giudicano giustificabile la violenza fisica in alcune circostanze.
Per ActionAid, questo quadro rappresenta la prova dell’assenza di un’efficace prevenzione primaria nelle politiche pubbliche italiane, nonostante gli annunci degli ultimi anni.

«Non si può prevenire la violenza senza promuovere uguaglianza╗, afferma Katia Scannavini, co-segretaria generale di ActionAid Italia. L’organizzazione chiede che almeno il 40% delle risorse annuali del Piano antiviolenza sia destinato alla prevenzione primaria, insieme a un piano strategico dedicato, dotato di fondi certi e obiettivi misurabili. La prevenzione, sottolinea ActionAid, non può limitarsi alla scuola, ma deve coinvolgere tutti gli ambiti e le età.

La ricerca mette in evidenza come le disuguaglianze di genere attraversino ogni ambito della vita quotidiana. In ambito domestico, il carico dei lavori ricade principalmente sulle donne: il 74% dichiara di occuparsene da sola, mentre tra gli uomini la percentuale scende al 40%, con divari ancora più marcati nelle generazioni più anziane. Anche nella genitorialità persiste uno squilibrio significativo: il 41% delle madri gestisce da sola la cura dei figli, a fronte di appena il 10% dei padri.

Quando si spostano fuori dalla sfera privata, le donne incontrano città e spazi pubblici che continuano a essere “a misura d’uomo”. Più della metà delle intervistate ha provato paura negli spazi urbani, una sensazione che riguarda quasi otto giovani su dieci nella Gen Z e rimane consistente anche tra le Boomers. La situazione non migliora nei trasporti: il 38% delle persone ha avuto almeno una volta timore di viaggiare sui mezzi pubblici, percentuale che sale al 65,5% tra le ragazze più giovani. Solo una minoranza ritiene i mezzi sempre sicuri, mentre molti pensano che una donna lo sia soltanto di giorno o se accompagnata.

Anche il mondo della cultura riflette e riproduce stereotipi radicati. Il 55% delle donne afferma di essersi sentita svalutata nei contenuti culturali, un sentimento che tocca il 70% delle giovani della Gen Z. Nel digitale la situazione non cambia: quattro donne su dieci temono di ricevere reazioni sessiste ai propri contenuti online, un timore che cresce fino al 59,3% tra le più giovani, più presenti sui social e quindi più esposte sia agli attacchi sia alla consapevolezza del sessismo.

Nonostante la Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026 preveda l’applicazione del gender mainstreaming in tutte le politiche pubbliche, l’approccio non è mai stato adottato davvero. L’EIGE (European Institute for Gender Equality) segnala che l’Italia ottiene nel 2025 un punteggio di efficacia del 41,1%, molto sotto la media europea e distante anni luce dalla Spagna, dove oltre il 50% dei fondi è destinato alla prevenzione primaria e i femminicidi sono diminuiti del 30% in vent’anni.
ActionAid chiede dunque al Governo un cambio di rotta immediato: integrare la prospettiva di genere in tutte le politiche pubbliche e vincolare da subito il 40% delle risorse del Piano antiviolenza alla prevenzione.

ASCOLTA L’INTERVISTA A ROSSELLA SILVESTRE: