Domani è mercoledì 12 novembre e il Bologna Jazz Festival prosegue con cinque appuntamenti: Laboratorio Sociale Afrobeat al Binario 69; Straight life al Museo Internazionale e Biblioteca della Musica; Simona Severini con “Fedra” alla Fabbrica delle Candele di Forlì; Champian Fulton Trio alla Cantina Bentivoglio; L’Antidote allo Sghetto Club.

Bologna Jazz Festival: il programma del 12 novembre

Diretto e coordinato da Guglielmo Pagnozzi, Laboratorio Sociale Afrobeat è un laboratorio musicale gratuito e aperto a tutti i cittadini musicisti e non. Il Laboratorio è aperto a tutti gli strumenti, senza limiti di numero, non è necessario saper leggere la musica ed è a frequentazione libera, aperto anche a chi si occupa di teatro, poesia, danza, arti visive e qualunque altra attività creativa. I “non musicisti” potranno partecipare suonando percussioni: il loro apparentemente piccolo contributo in realtà verrà valorizzato nell’insieme ritmico “corale”. Gli incontri si articoleranno in momenti teorici di ascolto e discussione e soprattutto in lunghi momenti di pratica musicale diventando così luogo di socializzazione, scambio interpersonale e interculturale, tutto in un clima di convivialità e reciprocità. Questo progetto mira a creare uno spazio inclusivo e accogliente dove la musica diventi un veicolo per l’incontro, il dialogo e la crescita personale e collettiva.
A seguire jam session.

Musicista “per musicisti”, dal suono acidulo e penetrante al sax contralto, la vicenda di Art Pepper rappresenta come pochi altri quella dell’eroe maledetto, una vita vissuta sempre ai limiti e narrata da lui stesso con aiuto della moglie Laurie nella cruda e toccante autobiografia Straight Life. Un’infanzia durissima, la scoperta del jazz e un talento che lo porterà già giovanissimo ad avvicinarsi a vecchi maestri come Benny Carter, poi il successo con l’orchestra di Stan Kenton che lo imporrà come uno dei protagonisti della scena californiana e tra i principali solisti degli anni Cinquanta. Ma poi il tragico declino, la dipendenza dall’eroina e il carcere, una carriera ormai apparentemente tramontata fino all’inattesa e straordinaria rinascita artistica degli ultimi anni. Una delle vicende più autentiche e dolorose tra le biografie jazzistiche, quella di un artista segnato da un’esistenza tormentata, in grado di narrarla senza filtri e proporre sempre una musica di assoluta integrità e intensità.
Le narrazioni musicali saranno condotte dalla prospettiva del pianista jazz Emiliano Pintori, attraverso una selezione di materiale audiovisivo di rara fruizione e soprattutto le interpretazioni dal vivo dei suoi speciali ospiti: Federico Califano al sax contralto; Filippo Cassanelli al contrabbasso; Adam Pache alla batteria.

Il progetto “Fedra” di Simona Severini esplora la soglia tra jazz, musica antica e canzone d’autore, con un repertorio che abbraccia 600 anni di storia della musica. Rileggono arie e madrigali di Monteverdi, Purcell, Orlando Di Lasso con un approccio attuale che passa attraverso il jazz e l’improvvisazione. Il dialogo tra passato e presente si articola in una scaletta composta da brani rinascimentali e canzoni contemporanee da Purcell a Nick Drake passando per Orlando di Lasso. Simona Severini canta accompagnandosi alla chitarra al fianco di Giulio Corini (contrabbasso), Daniele Richiedei (violino, viola) e Emanuele Maniscalco (pianoforte, batteria).
Il concerto è organizzato in collaborazione con l’Associazione Dai De Jazz.

Nata a Norman, Oklahoma, nel 1985, Champian è riconosciuta come la “cantante jazz pura più dotata della sua generazione” (Mark Stryker, Detroit Free Press). Pianista e cantante jazz da oltre 20 anni, ha pubblicato 18 album come leader e si è esibita in più di 25 paesi, sia in concerto che in TV. Ha ricevuto numerosi premi, tra cui “Album dell’anno” dalla NYC Jazz Record (2018, 2020, 2023) e Pianista e cantante dell’anno (2019) dalla Hot House Magazine. Appare regolarmente sia nei Jazz Journalist Awards che nel Downbeats Rising Star Critics Poll. Insomma, una delle voci e dei pianoforti più raffinati della scena jazz mondiale, con Lorenzo Conte e Pasquale Fiore forma un trio da non perdere.

Maestro dello zarb iraniano e delle percussioni persiane, che ama immergersi nel jazz come nel Mediterraneo, Bijan Chemirani unisce la sua scienza del ritmo al violoncellista albanese Redi Hasa – noto per il suo contributo alla rinascita della musica tradizionale del Sud Italia, ma anche per il suo lavoro con Maria Mazzotta, Ludovico Einaudi e Robert Plant – e al pianista libanese Rami Khalife, che sfuma magistralmente i confini tra classica ed elettronica sui tasti del suo pianoforte. I tre virtuosi si ritrovano nell’autunno del 2024 per registrare L’Antidote, un repertorio strumentale di rara finezza che contrappone il potere curativo e il respiro vitale della musica ai veleni del presente. Sperimentazione e tradizione si fondono grazie a un sapiente uso dell’elettronica, della distorsione e di vari effetti applicati allo strumento acustico.