Dopo la mezzanotte di questo venerdì 21 novembre sono uscite diverse canzoni e album italiani, abbastanza da accompagnarci per tutta la prossima settimana. Oggi vi parliamo dei singoli di Emma Nolde, Levante, MOBRICI, Tredici Pietro, e dei nuovi dischi dei Satantango e di Umberto Maria Giardini.

Le nuove uscite discografiche del 21 novembre

Quello che deve essere sarà – Emma Nolde

Emma Nolde, finalista del Premio Tenco 2020 con la sua opera prima e ad un anno dall’uscita del suo album “NUOVOSPAZIOTEMPO”, ripone in questo nuovo singolo la riflessione lucida di chi, attraversando i propri vent’anni, si interroga su quale traiettoria voler dare alla propria vita, scansando l’inganno di dover fare per sempre fede a quelle idee che col tempo abbiamo elevato ad assiomi assoluti. In fin dei conti, la cosa più bella e complessa da realizzare è riuscire ad accettare l’imprevedibilità di ciò che ci accade, e qui raccoglie la promessa a sé stessa di sapere vivere le giornate senza complicarle e con una sincerità tale da arrossire. La cantautrice toscana, ritratta spettinata nella copertina e imbracciando la sua fidata Leonardo Baritona, prova a semplificare la sua complessità con l’obiettivo di raccontare l’accettazione di una vita senza una lista di obiettivi.

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Dell’amore il fallimento – Levante

Scritto interamente da Levante e prodotto da Antonio Filippelli, il brano racconta la visione esterna di un mondo interiore che crolla, l’aspetto pragmatico del raccogliere i pezzi e portarsi altrove, è sfacciatamente sincero e giudica l’ipocrisia di chi non riesce a dire la parola “fallimento”. È il bisogno di raccontare che si fallisce più spesso di quanto ci si racconti e che bisogna andare semplicemente avanti, ma che la più grande conquista rimane la consapevolezza di questo processo.
Questo singolo è uno tassello essenziale che farà parte del progetto che vedrà la luce nel 2026, insieme al già annunciato “Dell’amore – Club tour 2026” che partirà dal 29 aprile.

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Con la lingua – MOBRICI

A poche settimane dalla precedente “Che serata stupida”, MOBRICI torna con un pezzo scritto a quattro mani col collega Gazzelle e prodotto da Federico Nardelli, che parla di amori mai finiti del tutto e di quella leggerezza che serve per sopravvivere quando qualcosa si rompe. Il pezzo nasce dalla spontaneità di una bella serata tra amici trascorsa a fare musica insieme e dalle chiacchierate intorno al film su Bob Dylan appena uscito, improvvisando melodie e parole con la chitarra in mano. Il risultato è un racconto in cui corpo e memoria si rincorrono, tra il dolce peso delle cose non dette e la tenerezza di chi sa prendersi poco sul serio anche quando fa male. Una sincerità, questa, che caratterizza il suo modo di mettere in musica le proprie contraddizioni.

LA FRETTA – Tredici Pietro

Prodotto da Sedd, Fudasca e dai Galeffi Bros, e composto da Tredici Pietro insieme alla sua band, “LA FRETTA” è un invito ad affrontare paure e timori un passo alla volta, senza giudizi. Un brano in cui l’artista offre uno spazio sicuro: un invito a rallentare, a respirare, a prendersi cura di chi ci sta accanto. Il rapper classe ’97 prende posizione: «La fretta è la nostra malattia. Viviamo compressi. Sempre in ansia di arrivare, sempre con la sensazione di essere in ritardo rispetto a tutto. Eppure nessuno ci spiega come si fa a respirare. Non è normale vivere così. Non è normale sentirsi sbagliati quando si è fragili. Non è normale ridurre le emozioni a performance». E così decide di prendersi cura di sé, si prende il tempo per fermarsi raccontando la lentezza come atto politico.

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Satantango – Satantango

Valentina Ottoboni e Gianmarco Soldi vengono dalla provincia di Cremona e fanno una sorta di cantautorato tra new wave, dream pop e shoegaze. Parlano della provincia e di come si vive ai margini, in una terra isolata e a suo modo desolata, dell’amore/odio per questi posti in cui non c’è nulla ma a cui sono affezionati perché sono casa. Il loro è un disco scritto da outsider, lontani da tutto, quasi guardassero le cose su uno schermo.
Una voce distorta e morbida, quasi sussurrata, è il fulcro del progetto, accompagnata da una chitarra elettrica doom, cruda e scura. Insieme trasportano chi ascolta, fin dalle prime note, in un’atmosfera notturna, cupa e intima, che affonda dritto nel cuore dimenticato della provincia. Il loro disco d’esordio porta lo stesso nome della band e di un film ungherese del 1994, e il singolo che ne ha preannunciato l’uscita dal titolo “9.11” ha come perno il flashback dell’11 settembre come metafora dell’inizio della caduta. Producono in questo modo un racconto di disillusione verso il presente ricordando il passato, a distanza di quasi venticinque anni dalla tragedia.

Olimpo diverso – Umberto Maria Giardini

È stato annunciato come un album luminoso e inquieto, che unisce la tensione poetica a una ricerca musicale sempre più libera: tra chitarre elettriche, sintetizzatori e visioni simboliche, Olimpo diverso è un viaggio interiore, un rito di trasformazione. Umberto Maria Giardini, conosciuto anche con lo pseudonimo di Moltheni, aveva anticipato il suo ritorno col singolo “Topazia”, canzone che ben rappresenta le nuove strade intraprese dall’artista che pone le sue basi su una solida matrice rock-cantautorale mischiandole con un nuovo sound più elettronico. E allo stesso modo il resto del disco, prodotto da Michele Zanni, apre le porte al cantautorato contemporaneo ormai diffuso, che rimane legato alla tradizione senza risultare anacronistico.