Se il movimento “Blocchiamo tutto” ha sollevato il caso, ora attorno alla partita di basket tra Virtus Bologna e Maccabi Tel Aviv, in programma per venerdì 21 novembre al PalaDozza di Bologna, si sono accesi i riflettori della politica. Anche il sindaco Matteo Lepore e la sua Amministrazione comunale sono intervenuti, chiedendo al ministro degli Interni Matteo Piantedosi di spostare il match in Fiera, ma posticipandolo a causa del calendario.
Chi si oppone alla partita, però, non riduce all’ordine pubblico il tema: si tratta di una questione politica che riguarda l’apartheid e il genocidio che Israele infligge al popolo palestinese.

L’appello ai tifosi della Virtus per protestare contro la partita col Maccabi Tel Aviv

Lo stesso movimento “Blocchiamo tutto” si è dato appuntamento in piazza Maggiore (ribatezzata “piazza Gaza”) nel giorno del match. Da lì partirà un corteo di contestazione che, nelle intenzioni, è simile alla contestazione che fu riservata alla partita di calcio Italia – Israele disputatasi a Udine lo scorso 14 ottobre. Ciò che i manifestanti chiedono è che Israele non sia libero di praticare sport washing e che vengano applicati i regolamenti sportivi che escludono dalle competizioni le squadre di Paesi che non rispettano i diritti umani.
Accanto a ciò, è stato lanciato un appello ai tifosi della Virtus Bologna, affinché si uniscano alla protesta, boicottino la partita o mettano in atto forme di dissenso sugli spalti.

A raccontare l’appello ai nostri microfoni è Marco Odorici, detto Oddo, una vita tra sport e politica. «Visto che la nostra protesta tra vigolette cade in testa a tifosi, che hanno un abbonamento, pagano e vanno a vedere la propria squadra – spiega Odorici – ci preme far capire loro il perché si fanno determinate cose e si invitano anche ad unirsi alla protesta».
L’appello ai tifosi della Virtus è anzitutto quello a boicottare il match. «Se ci fosse, ipotizzo, un buco di mille persone sugli spalti, sarebbe un gran risultato», osserva Oddo. In alternativa si propone di mettere in atto azioni di dissenso, come l’esposizione di bandiere palestinesi o altre forme lasciate alla creatività di ciascuno, che denuncino le vessazioni di Israele nei confronti del popolo palestinese.

Le bandiere palestinesi durante le manifestazioni sportive sono però già incappate nella repressione. «Ho visto coi miei occhi che la polizia le sequestra se le trova in mano ai tifosi – ricostruisce Odorici – Addirittura a Como alcuni ragazzi hanno ricevuto il Daspo».
Eppure la bandiera palestinese fu esposta negli alti palazzi istituzionali in occasione della visita di Abu Mazen con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Un trattamento diverso rispetto a quello che viene riservato ai seguaci di squadre sportive.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MARCO ODORICI: