«Ogni anno il claim che scegliamo per l’edizione del Santarcangelo Festival nasce da una lettura dei lavori invitati al festival, delle pratiche degli artisti/e invitati/e. E quest’anno, guardando nella sua totalità la programmazione assunta dal festival, abbiamo capito che il racconto del mondo che gli artisti e le artiste stanno proponendo è quello di un mondo che vive tra paura e incertezza», racconta Tomasz Kireńczuk, curatore, drammaturgo e critico polacco, direttore per il quarto anno della rassegna.
«L’aspetto interessante di questa interpretazione dello stato del mondo che emerge da molti lavori ospitati al festival è che paura e incertezza non suscitano spavento, ma anzi stimolano speranza, perché possiamo dire che ci sono ancora molte strade aperte: finché le cose non sono ancora decise c’è spazio per intervenire, per fare accadere le cose», continua il direttore artistico.
Aver sintetizzato le opere multidisciplinari che animeranno la rassegna con “Not Yet” significa aver circoscritto «uno spazio non solo per una discussione, per una interpretazione del presente ma anche per un’azione, condivisa e individuale, che speriamo possa partire dalle esperienze artistiche che proponiamo».
“Not yet”, la 55^ edizione del Santarcangelo Festival
Per dieci giorni, dal 4 al 13 luglio, la 55^ edizione del festival popolerà strade, piazze, teatri, cortili e spazi inconsueti del borgo medievale di Santarcangelo di Romagna, spingendosi anche a Rimini e Longiano.
Lo spazio è una dimensione molto importante per il festival, per la sua compenetrazione con le opere che vi vengono rappresentate, ma anche per la fruibilità del festival stesso.
«Tra gli spazi più importanti di quest’anno ci sono quelli delle ex-corderie, un complesso industriale usato per la produzione di corde e reti, che non è stato usato per un festival negli ultimi 20 anni. È uno spazio bellissimo che entra in dialogo con molti lavori che presentiamo – spiega Kireńczuk – Cambia anche la nostra proposta per Piazza Ganganelli, il cuore di Santarcangelo, uno spazio di accoglienza molto importante per noi perché ci permette di invitare a vivere il festival anche coloro che passano per caso per la città e che si fermeranno a vedere i bellissimi lavori di Xenia Koghilaki, Tiran Willemse con Nkisi e la Chachi».
Altro spazio simbolo del festival è Imbosco, dove le attività proseguono dopo il calare della notte. «Abbiamo cambiato anche la modalità in cui lavoriamo a Imbosco, un nostro spazio importantissimo: quest’anno sarà programmato e curato da tre collettivi che abbiamo invitato a collaborare con noi che sono Parini Secondo, Industria Indipendente e Kem, un collettivo queer», racconta il direttore artistico.
Rispetto all’offerta artistica, per il terzo anno continua la progettualità di Fondo, network dedicato alla creatività emergente. Verranno presentati i lavori di Genny Petrotta e di Giorgiomaria Cornelio.
Verrà inaugurata la nuova rete blOOm «che abbiamo fondato insieme con quattro partner italiani per sostenere la realizzazione di produzioni per uno spettatore alla volta (one-on-one)». La prima artista invitata a questa chiamata è Muna Mussie, con la performance Cinema Impero.
Grazie al sostegno di Ater Fondazione, Santarcangelo Festival «volge uno sguardo un po’ più profondo sulla creatività performativa romagnola» permettendo la sua circuitazione.
Infine «il nuovo progetto che chiamiamo “Landing”, una collaborazione tra festival e Ministro degli Affari Esteri, ci permette anche di organizzare nel corso dell’anno le residenze artistiche di artisti/e italiani all’estero – conclude Kireńczuk – perché non ci dimentichiamo che oltre al festival c’è anche tutto il lavoro annuale che proviamo a svolgere per sostenere la creatività performativa in Italia».
ASCOLTA L’INTERVISTA A TOMASZ KIRENCZUK: