Il prossimo 27 maggio segnerà la fine di un’era per la Casa delle donne per non subire violenza di Bologna. Le volontarie del Servizio Civile che hanno prestato attività nel centro durante il 2024 concluderanno il loro percorso, ma per la prima volta dopo oltre vent’anni non ci sarà un nuovo gruppo pronto a subentrare. Il progetto presentato per il 2025, infatti, non ha ottenuto il finanziamento necessario, nonostante abbia raggiunto lo stesso punteggio degli anni precedenti.
«Il bando del Ministero quest’anno ha innalzato il punteggio e noi abbiamo mancato l’obiettivo per un soffio – spiega ai nostri microfoni Deborah Casale della Casa delle Donne – In realtà è stato previsto l’avvio di 62mila volontarie e volontari a livello nazionale contro i soliti 70mila».
L’impatto del mancato rinnovo del servizio civile per la Casa delle Donne
Il problema non riguarda solo la Casa delle donne: anche i Centri Antiviolenza (CAV) di Rimini e Modena, legati allo stesso progetto, sono rimasti esclusi. Una situazione che, secondo Arci Servizio Civile Bologna, segnala una crisi strutturale del sistema.
Per la Casa delle donne, il mancato rinnovo rappresenta molto più di una battuta d’arresto: è una vera e propria emergenza. Oltre a ridurre concretamente le forze in campo in un momento in cui il carico di lavoro è già altissimo, si interrompe anche un fondamentale canale di formazione per nuove operatrici.
Delle 34 persone attualmente impiegate – tra dipendenti e collaboratrici – ben 16 hanno iniziato il proprio percorso proprio grazie al servizio civile. Includendo anche chi è entrata come volontaria in progetti collegati, la percentuale supera il 70% dell’organico. Tra loro, figure chiave come le responsabili dell’accoglienza, dell’amministrazione, del servizio di psicologia e della promozione.
Nel solo 2024, la Casa ha accolto quasi mille donne, il numero più alto mai registrato. Le nove operatrici dell’accoglienza – cinque contrattualizzate e quattro volontarie – hanno gestito in media 190 percorsi contemporaneamente, un impegno enorme.
Nel 2023, le ore di volontariato sono state quasi 13.000: oltre la metà (7469 ore) sono state garantite dal servizio civile. Tagliare questa risorsa significa indebolire gravemente la capacità del centro di rispondere alle richieste d’aiuto, in costante aumento.
Oltre all’impatto immediato sull’operatività, la sospensione del servizio civile compromette un processo di formazione e trasmissione di competenze costruito con cura negli anni. Il servizio civile alla Casa non è mai stato solo un supporto operativo: ha rappresentato un’opportunità formativa, politica e professionale per centinaia di giovani donne.
Molte di loro lavorano oggi in altri CAV della regione o continuano a contribuire come volontarie, anche se hanno intrapreso percorsi diversi. Un capitale umano costruito lentamente e oggi messo a rischio da un sistema di finanziamento che non riesce più a rispondere alla domanda.
ASCOLTA L’INTERVISTA A DEBORAH CASALE: