L’arrivo di Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu per i territori palestinesi occupati, a Bologna ha messo in difficoltà gli organizzatori dell’evento, cioè Làbas, dove si è tenuto l’incontro, WeWorld onlus, Biblioteca Cabral e Libreria delle Donne. La ragione sta nel fatto che la folla giunta per ascoltare Albanese era così corposa che, riempiti i due cortili di vicolo Bolognetti, la fila per entrare ha riempito le strade adiacenti e molte persone sono rimaste escluse.
La relatrice speciale dell’Onu è arrivata in città al termine di una settimana intensa, dove le mobilitazioni per la Palestina e a sostegno della Global Sumud Flotilla hanno riempito le strade e le piazze.

Prima di giungere a Làbas, Albanese ha fatto tappa a Palazzo D’Accursio, dove l’Amministrazione comunale le ha donato una copia del celeberrimo “Liber Paradisus”, l’atto con cui la città abolì la schiavitù nel 1257.
«Sono queste le radici di questa città, che è sempre stata dalla parte giusta della storia – commenta Albanese ai nostri microfoni – Per questo non posso che essere commossa e onorata».
I riconoscimenti alla giurista, però, non sono finiti. Il Comune di Marzabotto le ha già conferito la cittadinanza onoraria, mentre quello di Bologna si appresta a discutere una delibera di iniziativa consigliare presentata da Coalizione Civica che va in tal senso.

Francesca Albanese a Bologna: «Buon vento alla Global Sumud Flotilla»

Interpellata sulla missione navale umanitaria della Global Sumud Flotilla, Albanese ha ribadito il suo sostegno. Del resto era già stata in Tunisia a dare il suo appoggio.
«Buon vento – ha ribadito – voi siete noi e noi siamo noi. Qualsiasi cosa fanno a voi la fanno a noi. Grazie, non portate solo aiuti, portate la nostra umanità. Quindi voi dovete andare avanti e noi dobbiamo proteggervi».

Sul tema delle grandi mobilitazioni in Italia, a partire dalle centinaia di migliaia di persone in piazza lunedì scorso per lo sciopero generale, Albanese ha le idee chiare: «La popolazione è più consapevole, più onesta, più integra delle istituzioni. Ha senso della legalità: questa è l’Italia – sottolinea – L’Italia è partigiana, è resistente, è quella che contribuito allo sviluppo della legalità internazionale. Ha una Costituzione di cui sembra che quelli che stanno al governo si siano dimenticati. Non siamo ai tempi dello Statuto Albertino in cui si fa quello che si vuole, c’è una Costituzione che regola la condotta del governo e delle istituzioni e va rispettata».

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Durante l’incontro, la prima domanda rivolta ad Albanese riguardava l’importanza delle parole. Il tema è centrale nel momento in cui, in Italia, c’è ancora chi nega che quello in corso a Gaza sia un genocidio.
Ed ecco che a rispondere, con una chiarezza che ha reso il tema comprensibile a tutti, è la giurista Albanese. In pochi minuti ha spiegato quali sono i cinque requisiti per cui, secondo la Convenzione contro il genocidio, si può riconoscere che sia effettivamente in atto.

La stessa convenzione, una volta individuato il rischio di genocidio, comporta anche degli obblighi per gli altri Stati, in particolare per prevenirlo o fermarlo. E da questo punto di vista l’Italia è inadempiente, perché continua i traffici e i commerci di armi con Israele e legittima persone che hanno incitato al genocidio, come il presidente israeliano Isaac Herzog, attraverso incontri ufficiali e strette di mano, come quello con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo scorso 19 febbraio.

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